Film stasera in tv: APES REVOLUTION – IL PIANETA DELLE SCIMMIE (mart. 11 luglio 2017, tv in chiaro)

Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie, Italia1, ore 21,15. Martedì 11 luglio 2017.
Giovedì 13 luglio esce The War – Il pianeta delle scimmie, il terzo espiodio della saga in cui si imaginano primati di superiore intelligenz a fronte di un genere umano in decadenza. The War (l’ho visto ieri in anteprima stampa) è davvero notevolissimo, confermando Il pianeta delle scimmie come la migliore saga-blockbuster degli ultimi anni (molto, molto superiore per dire agli anodini e anonimi nuovi Star Wars). Stasera Italia1 manda in onda il secondo episodio, ed è il caso di dargli un’occhiata attenta.
Ripropongo la recensione scritta all’uscita in sala (se la riscrivessi oggi sarei più indulgente riguardo all’engagement animalista-pacifista: che se infastidisce per la melassa politcally correct, conferisce però una dignità, una severità e una complessità narrativa al film impensabili in altre megaproduzioni a effetti speciali).
DApes Revolution – Il pianeta delle scimmie (Dawn of the Planet of the Apes), un film di Matt Reeves. Con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell, Judy Greer.
DDa una parte le scimmie intelligenti governate dal saggio Caesar, dall’altra una colonia di umani sopravvissuti alla catastrofe in una San Francisco semidistrutta. Le due comunità entrano in contatto, ed è (quasi) subito rischio guerra. Nell’uno e nell’altro campo ci sono guerrafondai e pacifisti: chi prevarrà? Spettacolare, ma appesantito da troppi intenti pedagogici. Più che un film, sembra un trattato di polemologia. Voto 6 e mezzo
apes21212310Antefatto, o se preferite riassunto della puntata precedente L’alba del pianeta delle scimmie (in originale Rise of the Planet of the Apes, reboot della saga sui primati intelligenti nata negli anni Sessanta): nel corso di un esperimento su alcune scimmie volto a mettere a punto un farmaco antiAlzheimer nel loro corpo si sviluppa un virus che, se rende gli animali portatori più intelligenti potenziando le loro facoltà mentali e avvicinandoli alla nostra specie, risulta invece letale per gli umani, che soccombono tutti. O almeno così sembra. Perché – e qui entriamo nel nuovo episodio adesso al cinema – una colonia di umani è chissà come, forse per una immunità genetica, sopravvissuta in una San Francisco ormai degradata in sontuose rovine (ah, il ruin porn!). Intanto le scimmie intelligenti si son ritirate in una foresta a nord, immagino verso il Canada, prosperando e elaborando un linguaggio di gesti e grugni ormai prossimo a diventare verbale. Li governa il saggio Caesar, già protagonista della puntata precedente, cui Andy Serkis conferisce una formidabile e anche commovente espressività (a lui, che già fu Gollum, un Oscar subito! Non rientra in nessuna categoria? se ne inventi una ad hoc). Insomma, ci siam capiti, si parteggia subito per lui, si sta con lui. Tutto in quell’arcadia delle scimmie sembra funzionare benone fin quando non arriva nel loro territorio un branco di umani, e son casini, ovvio. Perché questo film, tra i più ideologici degli ultimi anni, ci manda messaggi chiari e forti e per niente chiaroscurati dicendoci che la nostra è la specie degli stronzi, sempre in preda alla hybris, alla compulsione-ossessione di comandare e sottomettere il mondo intero, animali compresi, anzi animali per primi. Sempre colonialisti e imperialisti e conquistadores, ecco. Mentre, almeno a inizio film, le scimmie son buonissime e se ne starebbero tranquille se gli umani non andassero a sfrucugliarli. È che i sopravvissuti di San Francisco, in carenza energetica, han bisogno di riattivare una diga che sta proprio lì, nel santuario delle scimmie. Saranno frizioni e poi venti di guerra tra le due parti, con spaccature interne sia in un campo che nell’altro tra ala bellicista e ala pacifista-dialoghista. Le scimmie guerrafondaie faranno un golpe e metteranno fuori gioco Caesar (pacifista, ovvio) e i suoi supporter, e anche a San Francisco la voglia di menare e ammazzare gorilla, scimpanzè e bonobo aumenterà incontrollata. Ora, il film si vuole chiarissimamente emancipare dal modello del clockbuster fracassone-e-scemo ambendo a uno stadio di superiore sottigliezza e finezza, e, ebbene sì, di intelligenza e engagement. Si metaforizza parecchio e anche in modo abbastanza incontinente. Ovvio che, in questo film così didascalico, le scimmie evolute che gli umani vorrebbero sterminare o quanto meno soggiogare stanno per (scegliete voi): i neri americani schiavizzati, i nativi americani sottomessi, gli arabi post 11 settembre anzi l’Islam tutto, insomma coloro che di volta in volta l’America ha eletto a proprio nemico interno o esterno. Dunque mea culpa, mea maxima culpa, questo è cinema, anche se con gran profusione di mezzi e budget, da pentiti, da occidentali gravati dal senso di colpa, da autocospargimento di cenere penitenziale. Il resto di Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie è un diligente e perfino pedante paper per un qualche esame di polemologia, ove si analizzano le meccaniche e le dinamiche che portano al conflitto tra due parti. Dalla fase prima delle demonizzazione del nemico e sua mostrificazione, alla messa in minoranza e poi persecuzione al proprio interno di chi si oppone allo scontro e predica la tolleranza, fino alla guerra come orgasmo collettivo, canalizzazione su un obiettivo delle pulsioni aggressive e perfino erotizzazionee della morte. Sì, interessante, però il sapore sentenzioso e di predica è un po’ troppo forte, e a momenti si ha voglia di un cinema che non tenga pensieri, senza messaggi, sottotesti e metafore, di un sano e scemo giocattolone alla Michael Bay, ché per gli studi e i trattati di psicologia collettiva in tempi di guerra ci sono altre sedi e occasioni. Per carità, i momenti di spettacolo ci sono eccome, Apes Revolution riempie gli occhi più e più volte, le scenografie del villaggio delle scimmie e della San Francisco in rovina sono una meraviglia. Però, per favore, smettetela la prossima volta – che non mancherà, visti i buoni anche se non eccezionali incassi di questo episodio – di farci la lezione politicamente corretta. Grazie.

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