Era d’estate di Fiorella Infascelli, Rai Movie, ore 21,10. Martedì 18 luglio 2017.
25 anni fa, il 19 luglio 1992, morivano in un attentato mafioso a Palermo il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Una strage che ha lasciato il segno nella nostra memoria, singola e collettiva. Parla di lui, e del collega Giovanni Falcone in una chiave intima astenendosi da ogni tono agiografico e retorico, questo pudico, bel film di Fiorella Infascelli di un paio di anni fa, purtroppoo uscito quasi in clandestinità in pochissime sale e per pochi giorni. Vederlo stasera in tv è un sacrosanto riosarcimento, oltre che l’occasione per ricordare chi siano stati Borsellino e Falcone e rendere loro omaggio.
Infascelli ricostruisce in modi sommessi e quotidiani lontani dal cosiddetto cinema civile, l’anomala vacanza estiva del 1985 dei due magistrati palermitani con le loro famiglie sull’isola dell’Asinara, una vacanza obbligatoria ordinata dalle autorità per proteggerli in una fase delicata del loro lavoro, e per l’Italia e la tenuta delo Stato, quella della preparazione della requisitoria per il maxiprocesso a Cosa Nostra. Sono stati intercettati segnali preoccupanti di un possibile attentato contro i colleghi e amici Falcone e Borsellinno, ed ecco la decisione istantanea di trasferirli all’Asinara. Era d’estate è davvero assai bello, mettendo in luce i differenti ma complementari caratteri dei due giudici, rivelandoci la complessità del loro lavoro, andando a indagare le ricadute di quella vacaza-prigione sulle loro famiglie e le loro relazioni sociali. Mentre si insinua in tutti la paura che Cosa Nostra riesca, nonostante la protezione, a colpirli e il sospetto che nella stessa procura palermitana ci siano infiltrati e collusi. Ma a mio parere la parte migliore di Era d’estate è come Fiorella Infascelli riesce a restituirci i modi garbati e controllati, la civiltà e l’integrità morale, il senso di legalità di una borghesia che in Italia c’è esiste, è esistita, continua a esistere, nonostante venga spesso dimenticata e soverchiata dall’urlo plebeo dominante, una borghesia in grado di esprimere due magnifici civil servants quali sono stati Falcone e Borsellino. Un mondo che credo la stessa Infascelli conosca molto bene. Finalmente un film che rifugge dalla santificazione e tenta, centrando l’obiettivo, un approccio laterale al tema così a rischio retorica della lotta alla mafia, e a due monumentali personaggi come i giudici eroi di Palermo. Ottimi e credibilissini Massimo Popolizio (Giovanni Falcone) e Beppe Fiorello (Paolo Borsellino).
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