Cirkus Columbia di Danis Tanovic, Rai5, ore 21,15. Martedì 25 luglio 2017.
Il bosniaco Danis Tanovic è tra i maggiori cineasti balcanico-post jugoslavi, eppure mai riconosciuto dalle nostre parti come merita, avendogli la pigra critica made in Italy sempre anteposto, e di parecchio, il sopravvalutatissimo e a tratti insopportabile Emir Kusurica. Con il tragico-grottesco No Man’s Land Tanovic si prese l’Oscar, ma dopo, almeno da queste parti, si è saputo poco di lui e visto ancora meno. Eppure i suoi due ultimi film – belli e importanti, entrambi presentati e premiati al festival di Berlino: An Episode in the Life of an Iron Picker, premio della giuria 2013, e Morte a Sarajevo, premio della giuria 2016 – credo non siano neanche mai usciti nelle nostre sale, e, se usciti, lo saranno stati in forma semiclandestina. Stasera Rai5 trasmette Cirkus Columbia, proiettato a Venezia nel 2010, ed è un’occasione da non perdere. Ancora una volta, dopo No Man’s Land e prima di Morte a Sarajevo, Danis Tanovic si misura con l’ossessione sua e di tanti altri cineasti della ex Jugoslavia, ovverossia la guerra, anzi le guerre che negli anni Novanta hanno investito la regione con stragi di una ferocia fino a quel momento non immaginabile in Europa. E invece.
1991, a Jugoslavia in via di dissoluzione e a guerre non ancora incominciate: Divko torna dopo anni in Germania nel suo villaggio della Erzegovina meridionale. Vuole riprendersi, dopo la caduta del socialismo titino, la proprietà della sua casa, vuole riprendersi anche parecchie rivincite. Ed eccolo ripresentarsi al paese su una Mercedes, con tanti marchi tedeschi in mano e una giovane e bellissima nuova moglie. Mentre la ex non può che abbozzare, insieme al figlio. Divko si aspetta di cominciare trionfalmente una nuova vita, di far valere il denaro che ha chissà come guadagnato in tanti anni di Germania. Ma le cose naturalmente non andranno nel modo sperato, e il ritornato al paese si ritroverà alle prese con una realtà che gli sfugge, che cambia faccia e senso velocemente, con repentini cambi di fronte, tra delusioni, illusioni e anche minacce. Con Miki Manojlović, da Underground in poi l’attore feticcio del cinema post jugoslavo.
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