Il film imperdibile stasera in tv: BLADE RUNNER (ven. 29 sett. 2017, tv in chiaro)

Blade Runner, Italia 1, ore 21,20. Venerdì 29 settembre 2017.
roy-batty2blade-runner-05Siamo in piena Blade Runner Week, nel senso che il prossimo giovedì 5 ottobre esce in Italia (il 6 negli Usa) il sequel del film-leggenda di Ridley Scott, quello che tra le altre cose ha immesso nel lessico comune la parola replicante. Titolo del nuovo in arrivo: Blade Runner 2049. Regista: Denis Villeneuve. Protagonisti: il ritornante, quale vivente citazione di se stesso, Harrison Ford e Ryan Gosling (ottima scelta). Si continua naturalmente a dare la caccia come nell’original e fondativo BD ai replicanti. Del resto si sa poco o niente, visto l’embargo assoluto, ai limiti del paranoico, imposto dalla produzione sulla divulgazione di contenuti e quant’altro. Neanche si trattasse di affari di stato, suvvia. Esagerati. Stampa zitta e muta, solo da un paio di giorni son trapelati dall’America alcuni commenti sui social, naturalmente entusiasti, naturalmente inneggianti al capolavoro, naturalmente e diligentemente rilanciati dagli addetti al marketing del film. Se quella del silenzio rotto solo da qualche leaks (se non pilotati, certo abbastanza addomesticati) si rivelerà un strategia comunicativa vincente lo vedremo e spremo tra pochissimi giorni all’uscita del film (io lo vedrò martedì 3 in press screening e vi saprò rendiconatare). Certo che la storia insegna che quando si alzano i muri intorno a un film in arrivo non è un bel segno, e io sospetto che ci sia del marcio tra i replicanti e i loro cacciatori, ovverossi che BD 2019 non sia quel capo d’opera che è stato troppo pomposamente e fastidiosamente annunciato. Comunque vedremo. Intanto è utile il ripasso dell’originale, rimandato astutamente e tempestivamente in onda stasera da Italia 1. Che poi ho cercato invano di capire (sul sito di Italia 1 e su altri specializzati) quale versione delle non poche entrate in circolazione dal lontano 1982, anno di nascita di BD, sia questa di stasera. Ma figuriamoci se una rete generalista fornisce simili informazioni di nicchia e di un fighettismo cinefilo ritenuto del tutto inutile ai fini degli ascolti. Ipotizzo si tratti del Final Cut che nel 2007 ha ripristinato sotto la supervisione di Ridley Scott parti tagliate della versione classica che tutti (insomma, quelli che nel 1982 andavano al cinema) abbiamo visto al tempo dell’uscita. Che è altra cosa dalla versione Director’s Cut imessa sul mercato negli anni Novanta. Ma questo è materiale per filologi e ossessi e monomaniaci, categorie alle quali spero di non appartenere. E allora via con la ri-visione su Italia di BD. Certo che scrivere oggi di un simile classico è un filo imbarazzante. Cosa mai si potrà aggiungere rispetto all’enormità di testi, e para- ed extra-testi realizzati-elaborati su quest’opera-leggenda di Ridley Scott? Dico intanto che io non sono tra i devoti del culto Blade Runner, film che ritengo, e non prendetela come una provocazione blasfema please, sopravalutato. Mi infastidì da subito l’aura di capolavoro e di tappa imprescindibile della storia del cinema che gli si creò attorno fino dalla sua uscita, e che persiste ancora oggi. Uno dei migliori film di sempre? Di sicuro per molti, moltissimi compresi oggi tra i trenta e i cinquantt’anni, ma non per me. Che, stando solo nel campo della sci-fi, ho negli occhi altri colossi veri come Metropolis e Odissea nello spazio. Mi è sempre sembrato un film impaginato molto bene, ecco. Molto laccato e molto furbescamente girato dal suo regista, con quell’abilità da venditore di sogni e di immagini affinata in anni e anni di onesta pratica nei commercial, ma nel suo fondo pretenzioso. Se ha senso parlare di cinema arty, quello che immediatamente dichiara la propria voglia di appartenere alla sfera del sublime e dell’esperienza artistica, questo è il caso. La Los Angeles sporca e meticciata in cui è immerso BR, con quei colori e livori da bordello asiatico, non mi è mai sembrata molto attendibile come metropoli di un nostro medioevo prossimo venuro, per non parlare delle tecnologie, oggi risibili, ivi esibite (non c’è nulla che al cinema invecchi più rapidamente e inesorabilmente delle tecno-futurologie della fantascienza). Anche la storia di umani e replicanti, ora ribelli ora strumenti spietati del potere, non mi ha mai entusiasmato. Ridley Scott risolve tutto in look (e difatti siamo nei primissimi anni Ottanta), è esteriore e tende all’ornamentale, al visuale, al puro segno senza profondità, è il suo limite, qui più che mai evidente. Ma il mio dissenso di fronte a questo monumento è niente a fronte delle legioni dei suoi estimatori (centinaia di milioni suppongo) che in ogni dove lo hanno eletto a paradigma dell’allora nuovo cinema.

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