Tropa de Elite – Gli squadroni della morte, Rai4, ore 23,50. Sabato 30 settembre 2017.
Gran film davvero, questa produzione brasiliana del 2007. Enorme successo in patria, adorato, piratato, visto e rivisto. Premiato alla Berlinale 2008 con l’Orso d’oro, cosa che scandalizzò alquanto la crtica bon ton d’Europa, cioè la stragrande maggioranza. Troppo violento si disse e si scrisse, troppo compiaciuto, troppo pulp. Soprattutto troppo politicamente equivoco, con quei bastardoni delle squadre speciali brasiliane pronte a tutto pur di far pulizia nelle peggiori favelas e sloggiare i boss-padroni della criminalità. Ma anche solo per scatenare i propri bassi e belluini istinti. Invece, il film è assai superiore a come l’hanno dipinto i suddetti recensori. Certo, è di lussureggiante, tropicale violenza – fracassona, ipercinetica, iper-realista, sgargiante, iperpop e superpulp – però capace come pochi di restituire la vita in quei territori fuorilegge, sottratti a ogni controllo dello stato, che son certe parti delle città brasiliane dove la sopraffazione e l’homo homini lupus sono la regola.
Il Capitano Roberto Nascimento di una Tropa de elite incaricata di riportare la legge in quelle zone franche, sta per congedarsi, ma prima sceglie due ragazzi destinati, nella sua intenzione, a prendere il suo posto e ridare nuova energia e motivazione alla squadra. I due – l’uno riflessivo, l’altro impetuoso – se la dovranno vedere con le corruzioni interne, con torbide collusioni tra forse dell’ordine e delinquenza. Dovranno confontarsi con il sadismo e la propensione alla violenza di certi compagni, fino a rischiare di esserne contaminati. E si arriverà al grande assalto alla favela e al santuario dei signori della droga, una sequenza memorabile che da solo vale tutto il film. Io lo amo parecchio. Pochi film come questo riescono a rendere l’ebbrezza e il delirio dell’illegalità: qualcosa che lo apparenta allo Scarface di Brian De Palma. Gran successo in tutto il mondo. Candidato anche all’Oscar.
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