Uomini senza legge (Hors-la-loi), un film di Rachid Bouchareb. Rai Storia, ore 21,08, domenica 1 ottobre 2017.
In Francia la sensibilità rispetto alla guerra di Algeria e chi la affronta e la racconta è sembre altissima. Certo, non sono più i tempi di La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo, la cui visione fu interdetta per decenni. Eppure quando questo Hors-a-loi (Fuorilegge, letteralmente) dell’algerino-francese Rachid Bouchareb venne presentato nel 2010 prima a Cannes e poi nei cinema nazionali riscoppiò fragorosamente sulla stampa e all’interno della classe politica la solita, eterna polemica sulla distribuzione di torti e ragioni, e fu rigetto-ripudio del film da parte dei più sovranisti e nazionalisti. È che Uomini senza legge ha il merito o il torto, a seconda di chi lo guarda, di raccontare la guerra di indipendenza algerina (sanguinosissima, su questi tutti d’accordo) dal punto di vista dei colonizzati e ribelli, il che è bastato ad attizzare la rabbia di molti nostalgici e patrioti di Francia. Con in più la voglia e l’ambizione di non tracciare solo un impersonale affresco storico, ma di affondare i fatti e i personaggi nelle atmosfere anche torbide e malsane e sempre violente del gangster movie, del melodramma noir e pure pulp, e nel romanzo familiare. Difatti Bouchareb ha detto essere C’era una volta in America il suo modello di riferimento. Si prende uno schema narrativo archetipico, quello dei tre fratelli (ovviamente divisi da rivalità interne, differenze di personalità e passioni, di attitudini e visioni del mondo onde potenziare la fiamma del mélo), e lo si intreccia all’epopea pubblica della guerra e guerriglia di liberazione condotte dall’FLN, il Fronte di Liberazione nazionale in Algeria e in Francia per trarne insieme spettacolo e opera di divulgazione. Progetto alto e complicato, anche troppo, che al regista Bouchareb riesce solo parzialmente, e corroso dal di dentro da un eccesso di schematismo (qualche giornale francese s’è lamentato che i colonizzatori siano descritti come il male assoluto, come i nazisti nel cinema nazional-resistenziale).
Si parte con la ricostruzione del massacro algerino di Sétif del 1945, l’esercito francese che spara su dimostranti per l’indipendenza a seconda guerra mondiale appena finita (guerra cui avevano dato il contributo decine di migliaia di soldati provenienti dalle colonie africane francesi, come lo stesso Bouchareb ha raccontato nel suo film precedente a Uomini sena legge, e emolto premiato, Indigènes). E naturalmente è stata soprattutto questa parte ad aver innescato all’uscita di Hors-la-loi le più infiammate polemiche. Si prosegue con l’esproprio da parte dei perfidi coloni venuti dall’altra sponda del Mediterraneo delle terre coltivate di una famiglia algerina, dei cui tre figli maschi Bouchareb poi ci mostrerà avventure e vicissitudini e ansie di riscatto (e di vendetta) una volta che si saranno, pur se per ragioni diverse, spinti in terra di Francia. Il più intellettuale dei tre sposa immediatamente la causa della liberazione patria e si fa militante clandestino dell’FLN, un altro resta fedele alla bandiera francese per cui si era arruolato durante la guerra andando adesso a combattere in Indocina. Il terzo, apolitico, cercherà le scorciatoie dell’arricchimento facile percorrendo la doppia carriera di protettore di prostitute e pugile. E sembra qui di cogliere qualche eco assai squillante di Rocco e i suoi fratelli, perché in fondo Uomini senza legge è anche un racconto a mezzo cinema, come in Visconti, sull’emigrazione e sulla crisi culturale che segue all’impatto con un mondo diverso e fortemente altro, etraneo. La Storia entra nella vita dei tre fratelli e la influenza, la cambia, la indirizza, creando di volta in volta solidarietà e fratture tra di loro, lacerando il tessuto degli affetti e dei legami di sangue. Apprendiamo che la guerra di liberazione d’Algeria non fu così lineare e senza ombre, che anche all’interno dei combattenti e ribelli ci furono feroci rivalità e diverse linee di pensiero su modi, tattiche e stragie da adottare per la causa. Emerge, ed è una delle tracce più interessanti del film, l’opposizione violenta tra il vincente FLN e il perdente MNA (Movimento nazionale algerino, di impronta più islamista). Un film da vedere se si ama la Storia e si vuole sapere di più e oltre la vulgata e la narrativa consolidatesi sulla guerra d’indipendenza algerina. Grande cast, con alcuni dei migliori attori di radici maghrebine di Francia (manca però Reda Khateb): Roschdy Zem, Jamel Debbouze, Sami Bouajila, Samir Guesmi.
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