Blue Kids, un film di Andrea Tagliaferri. Con Fabrizio Falco, Agnese Claisse, Matilde Gioli. Concorso Torino35.
Il peggio del concorso, e forse di tutto il TFF35, è purtroppo questo film italiano. Che, proponendo una coppia criminale fratello-sorella, vorrebbe replicare certo cinema estremo made in Usa. Missione fallita tra assurdità, incongruenze e goffaggini. No grazie. Voto 3
Terribile (il film, intendo). Una coppia criminale – fratello e sorella, lei incube lui succube, e tutti e due psicopatici – che fanno brutte cose e ammazzano gente in una desolata provincia italiana, di quelle storie brutali e fuorissimo di testa che il cinema italiano sembra geneticamente incapace di raccontare e mettere plausibilmente in scena. I due sciagurati rubano oggetti sacri in una sacrestia nella scena di apertura (esattamente come la banda adolescente di un altro velleitario e mal riuscito film italio-indipendente di quest’anno, Gli Asteroidi, in concorso a Locarno e uscito qualche settimana fa in qualche sala). Muore la mamma, che giustamente, conoscendo bene i due patologici e tarati rampolli, lascia ogni bene al marito. Sorella e fratello – son tutti e due sui vent’anni e qualcosa – svaligeranno per ripicca e rivalsa la cassaforte di famiglia, lasciando dietro di sé due cadaveri – non dico quali, per non spoilerare. Ma è solo l’inizio dì una scorribanda criminale, e soprattutto scema. I due hanno già imbarcato nelle loro imprese un complice di mente non vispissima plagiato da lei (e non si capisce il perché di tanto ascendente), adesso ci provano a invischiare una cameriera-femme de chambre del residence sul mare dove si sono rifugiati. Non c’è mai la minima coerenza narrativa, l’assurdo domina, e purtroppo non per scelta narrativa o stilistica del regista. Una sceneggiatura piena di buchi anzi voragini – vogliamo parlare del gioco con la pistola “solo uno di voi due sopraviverà”? -, scene che vorrebbero essere all’altezza dei film cattivi e oltraggiosi d’America, e sono solo imbarazzanti per goffaggine e inadeguatezza. Che poi, signori, in questi casi bisogna averci gli attori, non si può trasformare una ragazza che biascica e mumbleggia col solito accento italo-romanesco in una convincente spietata assassina amorale. Si salva Fabrizio Falco, attore di formazione ronconiana cui tocca, per sua fortuna, una parte di introverso e taciturno che lo esenta da battute impronunciabili. Certo, belle location benissimo fotografate: Andrea Tagliaferri ha occhio, ma non basta purtroppo. Produce Matteo Garrone. Il peggio del concorso, irrimediabilmente. (Si consiglia caldamente la visione, giusto per confrontare il cinema italiano di oggi con quello dell’altro ieri remoto e mettersi a piangere per il declino, di I pugni in tasca di Marco Bellocchio).
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