Giulietta e Romanoff, un film di Peter Ustinov, Tv 2000, ore 21,10. Venerdì 29 dicembre 2017.
Solo per archeologi del cinema e amanti anticaglie di celluloide e varie rarità. Un film firmato Peter Ustinov (anche interprete principale, anche autore della pièce teatrale da cui Giulietta e Romanoff deriva), risalente al remoto 1961, che si rivelò un flop colossale e venne subito relegato nelle più impenetrabili segrete hollywodiane. Poi, un qualche tempo fa, ripescato dall’oltretomba cinematografico e digitalizzato, e adesso arieccolo sui nostri schermi di casa. Garbatissima, anche troppo, e assai intelligente satira dei climi paranoici della guerra fredda allora imperante tra le opposte superpotenze Stati Uniti e Unione Sovietica. Prendendo a prestito lo schema narrativo di base da Shakespeare, che tutto notoriamente sopporta, anche i riadattamenti e le traslazioni più fuori di testa. E però qui grazie a Dio siamo nel gradevole e ovattato clima operettistico di un CentroEuropa fantastico-fiabesco e come immobile tra Ruritania, Kakania, Paese dei campanelli e Baviera di Ludwig. Con un che di tardo Medioevo italico e San Marino. Aggiungeteci un qualcosa di Vacanze romane ed ecco che lo strambo film è servito. Un paese minuscolo e sconosciuto ai più di nome Concordia balza agli onori planetari della cronaca allorché il voto del suo presidente risulta decisivo in una diatriba sanguinosa che all’Onu oppone americani e sovietici. Sconvolto dal peso di tanta responsabilità, l’uomo (Ustinov, chi se no) ritorna precipitosamente in patria senza aver deciso da che parte schierarsi. Ma mica si può sottrarre alla Storia, sottoforma di ambasciatori a Concordia delle due potenze rivali che lo accerchiano e pressano perché assegni finalmente il suo voto. Solo che le manovre politiche incrociate verranno messe a rischio dall’inaspettato innamoramento e amore tra la figlia dell’ambasciatore Usa e il rampollo del diplomatico avversario. Sembra di tornare alle favole improbabilissime di Perrault, e in effetti il fascino di Giulietta e Romanoff sta precisamente nelle sue atmosfere polverose, in una premodernità fissa nel tempo che neanche i richiami alla Cold War riescono a scalfire. Gran sfoggio di uniformi, galloni e bottoni e alamari, e molti balli valzerecci, come in ogni film ruritanesco. I due amanti contrastati sono Sandra Dee e John Gavin, imposti a un riluttante Ustinov dalla produzione. Location italiane, a partire da Todi.
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