Film stasera in tv: THE WATER DIVINER di e con Russell Crowe (merc. 31 genn. 2018, tv in chiaro)

The Water Diviner di Russell Crowe, Italia 1, ore 21,15. Mercoledì 31 gennaio 2018.
Esordio da regista – siamo nel 2014 – di Russell Crowe. Il quale se la cava decorosamente, senza però distinguersi per particolari abilità e attitudini, o visione di cinema, restando su una messinscena prudente, assai convenzionale e senza scosse. Antico-televisiva. Affidandosi più al racconto che alla sua rappresentazione. Molto diligente, molto piatto. Difatti a suo tempo The Water Diviner – che si poteva anche tradurre come Il rabdomante, ché quello vuol dire il ‘divinatore delle acque’ – m’è sembrato una gran delusione, e neanche ne ho scritto. Ecco, se mi trovo qui adesso a riconsiderarlo, a anche a consigliarne la visione, non è per i suoi meriti formali, di linguaggio, di regia, che restano piuttosto scarsi, ma per il suo materiale narrativo. Meglio, per il periodo storico in cui quello che racconta si inscrive, la Turchia del 1919, appena uscita dalla sconfitta nella prima guerra mondiale, con un impero ottomano ormai collassato e moribondo, con truppe straniere vincitrici occupanti non solo la capitale Costantinopoli, ma anche l’Anatolia, e zone già imperiali ormai inglobate dalle potenze europee, come la Mesopotamia e la Grande Siria. Che è poi un cruciale passaggio del Novecento affrontato in un libro che ho appena letto, opera di uno storico americano con alle spalle lunghe permanenze nelle università turche e consultazioni di archivi di Ankara e Istanbul, Sean McMeekin. Titolo: Il crollo dell’Impero ottomano. Editore: Einaudi. Un tomo che affronta con uno sguardo che vuol essere alieno da pregiudizi eurocentrici e americocentrici, e con un ricchezza di materiali di riferimento e di fonti impressionante, come si dissolse la potenza estesa su tre continenti della Sublime Porta. Russell Crowe, da uomo di spettacolo, traspone in cinema (ed è comunque curioso che per la sua prima volta abbia scelto quel tornante della Storia) un romanzo piuttosto popolare sul mercato anglofono. Ritagliando per sé anche la parte protagonista, ovvio, quella di un farmer australiano che, nel 1919, va a Gallipoli, a sud di Costantinopoli, teatro di uno dei più lunghi e sanguinosi scontri della Grande Guerra – un’ecatombe di centinaia di migliaia di vittime – in cerca dei corpi dei suoi tre figli maschi caduti sul campo. Quei Dardanelli, quella campagna di Gallipoli che era stata fortemente voluta soprattutto da Winston Churchill e che ha pesato per decenni su di lui come un errore, un marchio di sconfitta, e se avete visto L’ora più buia ricorderete quel Gallipoli! urlatogli dietro come un insulto. Come il film ci mostra, e come ampiamente scrive McMeekin, in quella mattanza una parte di rilievo, e la più eroica, la ebbe il contingente di soldati di Sua Maestà Britannica provenienti da Australia e Nuova Zelanda. Ed ecco il contadino di laggiù Joshua Connor venire quassù a rintracciare i corpi dei suoi ragazzi e onorarli di una degna sepoltura. Conoscerà una giovane donna turca (Olga Kurylenko), proprietaria della locanda in cui alloggia, che avrà un ruolo non secondario per lui. Attraverso un militare ex ottomano Joshua apprende che forse uno dei suoi tre figli è sopravvissuto, che forse è stato fatto prigioniero e oggi potrebbe trovarsi in Anatolia. Dove intanto è in corso – e anche questa è storia ampiamente lumeggiata e analizzata da McMeekin – l’occupazione sanguinaria e brutale da parte dell’esercito greca che, per conto di Atene, punta a a una reconquista ellenica delle terre un tempo bizantine. Il viaggio di Joshua è un viaggio attraverso battaglie, agguati, ritorsioni, massacri anche di civili. Quanto gli succede è solo un pretesto narrativo per immergerci in un pezzo di storia dimenticato ma fondamentale. È lì, in quell’Anatolia occupata dai soldati greci, che Mustafa Kemal raduna parte dell’ex esercito ottomano, resiste all’avanzata, vince una battaglia fondamentale, respinge i greci verso la costa egea (e sarà la mattanza di Smirne bruciata, e con essa la fine della presenza greca in Aanatolia) e getta le fondamenta della Turchia moderna che conosciamo. Diventando, da Mustafa Kemal, Kemal Ataturk, il padre dei turchi.
The Water Diviner ha avuto una distribuzione accidentata fuori dall’Australia, dove invece è stato un gran successo popolare, anche per le accuse rivoltegli da armeni e greci di aver sottaciuto il massacro degli armeni ad opera dei Turchi, e più in generale la dura oppressione delle minoranze cristiane dell’ex Impero. Rimando al libro di McMeekin. Dico solo, e proprio rifacendomi a McMeekin, che il genocidio armeno avvenne due-tre anni prima del periodo in cui Russell Crowe situa il suo film. Che è comunque da vedere anche per queste controversie.
Nota: la battaglia dei Dardanelli era già stata affronta dal cinema australiano in un film ormai classico di Peter Weir, Gallipoli, con un giovane Mel Gibson non ancora star di Hollywood.

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