Viva l’Italia! di Roberto Rossellini (1961), Iris, ore 23,33. Lunedì 19 marzo 2018.
Il film va in onda nell’ambito del ciclo La lunga primavera, varato da Iris per ricordare-celebrare i 170 anni del Risorgimento italiano (prendendo come date simbolo di innesco quelle delle Cinque giornate di Milano, 18-22 marzo 1848). Insolita e audace, la scelta della rete Mediaset dedicata al cinema, in un momento in cui il patriottismo non è di sicuro il sentimento prevalente in un paese sempre più disunito tra Nord, Centro e Sud, come dimostrano gli ultimi risultati elettorali e infiniti altri indizi. L’occasione, comunque, di vedersi parecchi buoni o eccellenti film rimasti nell’ombra per molto tempo, cone questo poco conosciuto e assai raro Rossellini.
Imperdibile solo per chi ama Roberto Rossellini e il suo cinema, anche quello a suo tempo rigettato, rifiutato, considerato minore. O un fallimento. Come questo film commissionatogli – era il 1960 – per celebrare il centenario dell’unità d’Italia. Perfettamente in linea, del resto, con quei progetti di cinema didattico e divulgativo che allora stavano al centro degli interessi professionali del padre fondatore del neorealismo. Roberto Rossellini accetta la proposta, e gira questo film sull’impresa garibaldina dei Mille, fino al ricongiungimento a Teano con Vittorio Emanuele e la fuga dei Borboni da Napoli tenendosi però alla larga dalla grancassa patriottica, scegliendo volutamente un tono basso, non celebrativo, antieroico, antiepico, presentandoci cronachisticamente e rossellianamente la grande storia patria nel suo farsi quotidiano. I padri d’Italia visti come uomini qualunque alle prese con problemi e apprensioni qualunque. Garibaldi è un signore anziano e acciaccato che fatica a salire a cavallo. Non piacque per niente, né alle autorità preposte alle celebrazioni né al pubblico che disertò le sale. Non bastarono le scolarescehe obbligate a vederlo in massa a farne un successo. Mi parve allora uno spettacolo lento e qua e là anche piuttosto sciatto, con un Renzo Ricci-Garibaldi completamente miscast, e chissà perché quello che mi è rimasto meglio impresso nella mente sono i capelli rossi di Tina Louise, giornalista americana incaricata dal suo direttore di seguire l’impresa di quel visionario di Garibaldi. Oggi andrebbe rivisto, ammirandone la sobrietà e il dimesso appoccio antiretorico di Rossellini. Con Giovana Ralli e Paolo Stoppa quale Nino Bixio.
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