La ragazza del dipinto (Belle), Canale 5, ore 21,11. Venerdì 23 marzo 2018.
Dietro al titolo soappistico si nasconde un film che tra 2014 e 2015 è molto piaciuto sul mercato angloamericano, portandosi a casa oltre che critiche benevole e discreti incassi anche qualche premio. E invece, se non ricordo male, mai uscito nei nostri cinema. Un period movie di fattura britannica, quindi estrema attenzione alla ricostruzione d’ambiente, alla recitazione, ai modi e ai costumi sociali, verrebbe da dire all’antropologia. Quel cinema ben fatto e un filo stucchevole-formalista che ha però sempre avuto e continua ad avere il suo pubblico (altrimenti come si spiegherebbe il successo di Downton Abbey che di quel cinema è l’eredità televisiva, o di un film recentissimo come Lady Macbeth?). La ragazza del dipinto rispetta pienamente la traduzione, con tutte le sue belle chicchere e tappezzerie e crinoline, con i suoi countryside e countrylife e riti di varia mondanità puntigliosamente rifatti, e però coniugato all’impegno civile, alla causa dell’eguaglianza razziale. Difatti, ricostruzione com qualche robusta deviazione nel romanzesco di una vicenda clamorosa e vera della metà del Settecento inglese, vicenda che fece anche da propaganda e propellente per la lotta all’abolizione della schvitù. Allora: Dido Elizabeth Belle, figlia di un capitano della Real Marina britannica e di una schiava africana delle Indie Occidentali, si ritrova di colpo a dover affrontare il mondo e le sue complicazioni allorquando la madre muore. Sembra aspettarla un destino di reietta, ma il padre, sfidando convenzioni e pregiudizi, se la porta a casa, in Inghilterra, dandole la vita e l’educazione che le spetta in quanto sua rampolla. Si prenderà amorevolmente cura di Belle il prozio Lord Mansfield, mentre lei stringerà un rapporto di amicizia e quasi sorellanza con la cugina Elizabeth. Un ritratto in cui Belle e Elizabeth vengono raffigurate insieme, e con pari dignità, susciterà scandalo e discussioni nell’alta società inglese, ma diventerà un simbolo di eguaglianza. Chi può resistere a una storia così, a una vita così? C’è da chiederi come mai il cinema abbia aspettato fino agli anni Duemila per accorgersene. Anche se questo piccolo colosso in costume tende a farsi un po’ troppo manifesto della correttezza politica pro-donne e pro-black. Grande affermazione per la sua protagonista Gugu Mbatha-Raw (bellissima: la vedremo tra poco nel colosso Disney Nelle pieghe del tempo) e per la regista Amma Asante. la quale replicherà un paio di anni dopo con un altro film, stavolta ambientato tra anni Quaranta e Cinquante del Novecento, sui pregiudizi razziali, A United Kingdom.
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