Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz, la7, ore 21,10. Mercoledì 4 aprile 2018.
Film leggendario e maledetto. Preparazione e lavorazione travagliatissime, continui cambi di cast e di registi. Finché si installò dietro la macchina da presa il Joseph L.Makiewicz di Eva contro Eva e La contessa scalza che, pur tra abbandoni e ritorni, ce la fece a condurre in porto l’impresa, mentre come protagonisi furono scelti la divina e assolutamente perfetta per il ruolo di Cleopatra la grande incantatrice Elizabeth Taylor e Richard Burton per quello di Marco Antonio. Il colosso avrebbe dovuto replicare nelle intenzioni dei suoi produttori il successo di Ben-Hur, ma il progetto, almeno al box office, fallì. Eppure, nonostante il clamoroso tonfo, da allora Cleopatra è costantemente cresciuto nella coscienza collettiva fino a diventare un culto, e una visione imprescindibile per chi ama il cinema senza frontiere né barriere. Girato a Cinecittà, sarebbe diventato il film-emblema della Hollywood sul Tevere, della Dolce vita delle star hollywoodiane perse nelle seduzioni alcoliche e erotiche di via Veneto. Film-leggenda anche perché fu il set in cui si incontrarono e subito furiosamente si amarono, tra liti colossali quanto le scenografie che li circondavano, Liz Taylor e Richard Burton, destinati a diventare una delle coppie del Novecento. Roma di notte li ospitò, li nascose e insieme li offrì agli spietati paparazzi, ne fece i propri eroi e simboli, li scagliò nel mito, che tuttora resiste senza mostrare crepe. Il film? Sontuoso e ipnotico, il peplum spinto alle sue estreme conseguenze, ai suoi limiti, fino al punto di rottura ed esplosione. Nella sua essenza una storia di amori e tradimenti e passioni e interessi a tre, lei, lui e l’altro, una storia intima incastonata nella grande storia di Roma antica in uno dei suoi passaggi cruciali. Quelli che videro l’Egitto cadere e diventare provincia di un potere lontano. Parlatissimo, con dialoghi fitti e complessi, come in una commedia borghese di Shaw o Oscar Wilde, in linea del resto con tutti gli altri film di Mankiewicz, a contrasto con l’epica delle scene di massa (e il trionfo di Cleopatra a Roma non lo si può dimenticare, come memorabile è lei che si presenta a Giulio Cesare emergendo da un tappeto srotolato). Flabelli, bighe, serpenti velenosi, battaglie marine. L’egizio incontra l’imperial-romano, in uno scontro di civiltà che è anche estetico. Da vedere senza vecchi e ormai obsoleti pregiudizi. Questo è cinema, questa è Hollywood, questa è la Cinecittà dei tempi migliori. Rex Harrison è, a completare il triangolo, Giulio Cesare. Presentato in versione resuarata lunga 4 ore e 4 minuti a Cannes 2013 in occasione del cinquantesimo anniversario dell’uscita. E dovrebbe essere questa la versione mandata in onda stasera sda la7: dovrebbe, perché la comunicazione della rete non è chiarissima al riguardo. Piovvero quattro Oscar, ma solo di tipo tecnico, e quello per i costumi andò al nostro Nino Novarese.
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