Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, 20 (canale 20 dt), ore 21,10. Sabato 7 aprile 2018.
Travolgente Tarantino del 2009, un capolavoro che è un omaggio al cinema tutto, quello di genere dei B-movie bellici all’italiani (Quel maledetto treno blindato di Castellari) come dei bergfilm tedeschi degli anni Trenta. Quentin reinventa e piega a sè la Storia della seconda guerra mondiale, inventandosi un finale con Hitler che non c’è mai stato nella realtà. Una brigata di ebrei si infiltra oltre le linee tedesche per sabotare il nemico. Un pugno di bastardi senza gloria, la metà di una sporca dozzina fatta da bravacci che non si fermano davanti a niente. Ma quello che impressione è lo smisurato amore per il cinema di Quentin, qui all’apice del suo furore citazionista. Grandissimo, certo. Ma viene il dubbio che Tarantino si sia ormai infilato in un circolo vizioso autistico fatto di passioni e ossessioni personali e che ogni contatto con la realtà e l’oggi si sia dissolto. Come Fellini che si rinchiudeva nel suo studio di Cinecittà e lì ricreava il suo mondo di cartapesta senza più rapporti con l’esterno. Credo, temo, che Tarantino sia giunto alla stesso grado di solipsismo e autoreferenzialità, e Django Unchained, la sua nuova opera, lo conferma. Ottimo Brad Pitt, il capitano del branco di bravacci in cerca di vendetta. Formidabile e da brividi la lunga sequenza iniziale con il nazi Christoph Waltz (ottimo, e difatti Oscar come migliore non protagonista) che stana la povera famiglia ebrea nascosta in campagna: dialoghi insinuanti, avvolgenti, sadismo dall’ingannevole sapore dolce, un eloquio con qualcosa di demoniaco. Una scena da studiare nelle scuole di sceneggiatura, che porta l’inconfondibile impronta di Tarantino che, val la pena ricordarlo, prima che regista è sublime sceneggiatore-dialoghista, funambolo delle parole ancora prima che delle immagini. Occhio a Michael Fassbender, è l’infiltrato cinefilo.
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