L’uomo leopardo di Jacques Tourneur, Capri Television (66 dt), ore 22,30. Sabato 7 aprile 2018.
Dopo la mirabile retrospettiva che gli ha dedicato lo scorso festival di Locarno (agosto 2017), non si potrà più parlare di Jacques Tourneur come di un regista qualunque o di un anonimo artigiano. E nemmeno come del regista di un solo grandissimo film, di un capolavoro per caso, Il bacio della pantera. La rassegna lo ha fatto riscoprire e rivivere attraverso le ombre dello schermo quale autore eclettico, svariante tra plurimi generi, ma sempre con un’impronta riconoscibile, quella di un cinema oscillante tra reale e oltre-reale, tra registrazione del reale e il reale percepito e soggettivamente distorto. Un cinema come magnificamente perso nelle sue strutturali doppiezze. L’uomo leopardo resta uno dei suoi film più celebri alludendo chiarissimamente nel titolo al precedente (di un solo anno) Il bacio della pantera. E lasciando pensare che anche stavolta si sia di fronte a una mutazione tra uomo e animale. Invece no, l’uomo leopardo è solo un’ombra, un’evocazione, un sospetto, un incubo fatto deliberatamente circolare dall’assassino per depistare, mentre la storia del film resta quello di un noir-horror in cui si cerca di far luce su alcune misteriose e truculentissime morti. C’è un leopardo, che poi è una pantera nera, fuggito da uno spettacolino, ci sono passioni e gelosie più pericolose del morso di una belva, ci sono inquietanti rituali collettivi. Tutto ambientato in un fiammeggiante Nuovo Messico in bianco e nero che molto deve all’espressionismo. Strepitose le sequenze notturne con il mostro in agguato.
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