A Hard Day’s Night (in Italia Tutti per uno) con i Beatles. Un film di Richard Lester, 1964. Rai 5, ore 21,15. Mercoledì 27 giugno 2018.
Meraviglia. Il film di Richard Lester che consacrò il mito Beatles, allora reduci dal trionfale tour americano. Quello che aveva spinto la stampa a parlare di British Invasion. Fate conto un musicarello di genio e di lusso, con le canzoni dell’album dello stesso nome (però quella del titolo fu composta apposta per il film in poche ore da Paul McCartney e John Lennon). Un film anarchico, matto e dolcemente, soavemente ribelle: per i modi dei quattro favolosi, per i linguaggi del cinema adottati da Lester. Che manovra la macchina da presa con una libertà e un’allegrezza inaudite, pedinando e inseguendo i quattro pazzarielli per mezza Inghilterra. Avanguardismi e decostruzionismi che molto somigliano a quelli della coeva Nouvelle Vague dall’altra parte della Manica, però senza pensosità e pesantezze, e invece una mirabile freschezza che tutto e tutti contagia. Con echi colti del surrealismo e echi pop dello slapstick, della comicità catatonica di Buster Keaton come di quella devastante dei fratelli Marx. L’ho rivisto e ne sono rimasto incantato. Un bianco e nero smagliante, che ancora di più brilla grazie al restauro digitale. Il filo narrativo è esile e insieme robustissimo. I quattro devono percorrere l’Inghilterra per impegni vari, che culmineranno in una diretta per la televisione. Con loro il nonno mattocco e un bel po’ erotomane di Paul, più il manager e il tuttofare. Dappertutto folle, soprattutto ragazze, che vogliono toccare, baciare, travolgere i Fab Four, e loro costretti a scappare per sopravvivere a quella marea urlante. Tocchi con mano cosa sia stata la Beatlesmania. Poi c’è la musica, ovvio. Compresa And I Love Her. Sono ancora Beatles allo statu nascenti, le loro sembrano solo canzonette, ma la grandezza c’è già tutta. Incredibilmente quello che ha più spazio di tutti nel film non è John Lennon (diciamolo, quello che se la tira di più dei quattro), e nemmeno Paul il bello, ma Ringo Starr, cui tocca la parte dell’idiot assai divertente e adorabile nella sua lunare goffaggine. Per tutti e quattro piccole e molto umane imperfezioni fisiche (la dentatura, ad esempio) che oggi a una superstar non sarebbero concesse.
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