Gli uccelli di Alfred Hitchcock, Rete4, ore 23,59. Venerdì 24 agosto 2018.
Non solo uno dei più grandi successi commerciali di Alfred Hitchcock, ma anche uno dei suoi lavori più geniali e profetici, uno di quei film in cui Hitch riusciva a vedere lontano e ad aprire nuovi orizzonti cinematografici, perfino a fondare nuovi paradigmi narrativi. In Gli uccelli (che è del 1963) c’è già moltissimo dell’horror che verrà, c’è la crudeltà che si fa spettacolo, il sadismo che viene sfacciatamente esibito davanti allo spettatore e non cerca più alcun alibi, alcuna giustificazione alla propria efferatezza: la scena di Tippi Hedren beccata dagli uccelli assassini è terribile almeno quanto la morte sotto la doccia di Psycho, e queste due sequenze sfondano una barriera, varcano un confine, dopo il cinema non sarà più lo stesso (e forse bisogna aggiungere a questi due Hitchcock anche Peeping Tom-Lo sguardo che uccide di Powell-Pressburger). Con Gli uccelli il thriller lascia il posto all’horror nella sua forma moderna. La storia è nota: in una cittadina della baia di San Francisco gli uccelli impazziscono e diventano ferocissimi killer. Contano solo le scene degli assalti omicidi degli orridi pennuti, nient’altro importa. Tra l’altro, è anche il film capostipite del genere animali assassini, anticipatore dei vari squali, piranha, caimani che a partire dagli anni Settanta invaderanno gli schermi e popoleranno i nostri incubi. Perché all’inizio, prima di tutto e di tutti c’è stato lui, Hitchcock. Tratto da Daphne Du Maurier, come già Rebecca, la prima moglie. Battuta immortale: “Mia madre ci lasciò per fuggire con un biscazziere in Cina”, detta da Tippi Hedren a Rod Taylor. La Hedren ricorda come un incubo il set, e non per i dettagli sanguinolenti, ma per quelle che secondo lei furono vere e proprie aggressioni sessuali da parte di Hitchcock che, val la pena ricordarlo, la inventò dal nulla quale attrice. Nel suo libro autobiografico in usscita proprio oggi, 1°novembre 2916, negli Stati Uniti, la signora oggi 86enne, scrive che duranta la lavorazione di Gli uccelli, mentre un giorno lei e Hitch erano in macchina, “senza nessun preavviso, si è buttato sopra di me e ha tentato di baciarmi”. E in altre parti del libro ricorda comeil regista la piasse in spogliatoio attraverso una porta segreta fatta costruire appositamente. Siamo dalle pari del voyeurismo di La finestra sul cortile. Più hitchcockiano di così.
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