Io sono un campione (This Sporting Life) di Lindsay Anderson, 1963. Rai Movie, ore 0,30, giovedì 13 giugno 2019.
Uno dei titoli fondamentali – correva l’anno 1963 – del Free Cinema, quella corrente in cui confluirono tra fine Cinquanta e Sessanta autori e attori britannici, uniti dal progetto di rivitalizzare il molto stanco e inamidato e imparruccato cinema nazionale: in contemporanea del resto con quanto succedeva allora nelle varie nuove onde internazionali (Francia, Brasile, Cecoslovacchia, Polonia). Firmato, questo Io sono un campione (titolo originale This Sporting Life), da Lindsay Anderson, filmmaker che qualche anno dopo avrebbe trionfato a Cannes e vinto la Palma d’oro con il memorabile e sessantottesco If, messinscena incazzatissima di una rivolta antiautoritaria in un collegio britannico, pure intrisa per non farsi mancare niente in fatto di trasgressioni di molti fremiti e palpiti omoerotici.
Io sono un campione suonò nel 1963 e l’anno seguente come un clamoroso colpo di gong nell’area anglofona, mentre in Italia ottenne un flebile risontro e scarsissima considerazione da parte delle nostre istituzioni critiche. Un esempio eclatante di come la percezione di uno stesso film possa essere divergente e perfino opposta tra Italia e blocco UK-Usa (uno strabismo che continua ancora oggi). Tra i molti motivi per cui This Sporting Life è passato agli annali c’è anche quello, non certo l’ultimo, di avere lanciato nel suo primo ruolo protagonista Richard Harris, un nome che da allora non sarebbe mai più uscito dagli elenchi dei grandi attori. Uno di quegli interpreti come solo il Regno Unito poteva e sapeva produrre, sottigliezze shakespeariane e virtuosismi recitativi abbinati a fisici machissimi (e derive alcoliche: penso anche a Richard Burton). Difatti, qui Harris interpreta un campione di rugby venuto da un villaggio dello Yorkshire e dal lavoro di miniera con la ruvidità e brutalità che potete immaginare. Saranno successi sul campo ma disastri fuori dal campo, per via di un innamoramento non ricambiato con una vedova, in un complicato rapporto di aggressione-sottomissione che porterà il rugbista all’implosione. Harris incredibilmente somigliante al primo Marlon Brando e meravigliosissim quale toro scatenato destinato a un’autoinferta sconfitta esistenziale. Premiato come migliore attore a Cannes, e poi sarà anche nomination all’Oscar (nomination pure a Rachel Roberts). Considerato in Inghilterra e America un classico, da noi non se l’è mai filato nessuno, e sarà anche ora di rimediare.
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