Il film imperdibile stasera in tv: TRE COLONNE IN CRONACA dei fratelli Vanzina (dom. 7 luglio 2019, tv in chiaro)

Tre colonne in cronaca, Iris, ore 23,14. Domenica 7 luglio 2019.
Uno dei film del trittico vanziniano trasmesso stasera da Iris.
Si comincia alle 19,23 con Selvaggi, si prosegue con questo Vacanze in America, si chiude con l’anomalo per la filmografia dei Vanzina Brothers Tre colonne in cronaca (ore 23,14).
A un anno dalla scomparsa di Carlo Vanzina – era l’8 luglio 2018 -, Iris celebra con tre dei film da lui realizzati con il fratello Enrico (Carlo alla regia, Enrico cosoggettista e cosceneggiatore) il suo fondamentale contributo al cinema italiano di fine Novecento e oltre. Omaggio sacrosanto, perché è arrivato, e non da oggi, il momento di riconoscere ai Vanzina lo status e il ruolo che si meritano come ineguagliati ritrattisti dell’Italia popolare e straccionesco-borghese uscita dal boom economico e inoltratasi nella crisi della nostra iper- e post-modernità. Andrea Minuz e Michele Masneri hanno in questi ultimi tempi, attraverso interviste sul Foglio con Enrico Vanzina, non solo tracciato una cartografia del vanzinismo, ma restituito ai due fratelli la loro centralità nel nostro sistema-cinema. Ed è anche sull’onda di questa operazione di riscoperta e di riscatto che vanno visti i film trasmessi stasera da Iris. Soprattutto il meno conosciuto dei tre, il più anomalo e sorprendente, questo Tre colonne in cronaca dell’anno 1990. Uno dei film borghesi dei due fratelli, come Via Montenapoleone e Sotto il vestito niente. E il primo, forse l’unico, che si addentra sul terreno a loro inusuale del cinema di denuncia.
All’inizio ci sta il thriller omonimo scritto da Corrado Augias e dalla moglie Daniela Pasti tre anni prima, dove si raccontano tra molti colpi di scena e molti delitti e misfatti il tentativo di un losco politico milanese (dietro cui viene adombrato indovinate chi) di mettere le mani su un quotidiano nazional-romano assai indipendente e assai impegnato e influente, retto da un direttore fondatore e padrone. E tutti a vederci forti, fortissine analogie con Repubblica e il suo allora direttore Eugenio Scalfari. Nel plot, intricatissimo, precipitano e si condensano fatti e fattacci dei nostri peggiori anni Ottanta, i faccendieri equivoci, i servizi segreti ovviamente, come esige la vulgata, deviati, gli intrecci tra affari e politica, le scorrerie finanziarie e non solo della razza padrona. Un intrico romanzesco che troverà di lì a poco tempo un qualche riscontro nella cronaca con il tentativo da parte di Silvio Berlusconi, non ancora in politica, di dare la scalata a Repubblica.
I Vanzina mettono in cinema impeccabilmente, con quel senso loro del racconto popolare, con l’attenzione a figure centrali e collaterali perfettamente sbalzate e lavorate, con il disincanto nel descrivere la borghesia romana e milanese di chi la conosce dal di dentro da sempre e molto bene. Ma il film è assolutamente imperdibile anche perché segna l’incontro, e chi mai l’avrebbe detto, tra i Vanzina e Gian Maria Volontè, l’icona del cinema civile e perfino militante dai Settanta in poi, un cinema la cui nobiltà veniva contrapposta dai critici pigri e allineati alla rozzezza del vanzinismo. Volontè è naturalmente il direttore, personaggio sfuggente e ambiguo di italianissimo machiavellismo. Nel grande cast segnalerei almeno Senta Berger, star assoluta del nostro cinema anni Sessanta e sempre meravigliosa. Il divertimento sta pure nell’individuare in questo racconto à clef i riferimenti ai veri giornalisti della Repubblica di quegli anni. Ed è invece malinconico constatare come tutto sia cambiato da allora, come della centralità della stampa e del suo potere di influenzare la pubblica opinione oggi non sia rimasto niente. Oggi che nessuno più compra e legge i giornali di carta e che nessuno tenterebbe più l’impossibile per scalarli. Tre colonne in cronaca si configura non solo come un’esplorazione dei Vanzina in un cinema altro, ma, oggi, anche come il reperto archeologico da un mondo finito.

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