Una donna libera di Vittorio Cottafavi, Rai 3 (Fuori Orario), ore 1,05. Domenica 15 settembre 2019.
Segue, sempre di Vittorio Cottafavi, La signora delle camelie, realizzati per la Rai nel 1971 (con Rossella Falk e Massimo Foschi).
Un donna libera è anche reperibile su YouTube a questo link.
A Venezia ho sentito ragazzi entusiasti di Maria Zef, tardo capolavoro di Vittorio Cottafavi presentato tra i Classics in versione restaurata. Naturalmente nient’altro sapevano né avevano visto di Cottafavi, benché la sua attività e il so magsierro registico si fossero dispiegati per decenni, dall’era del cinema del Ventennio fino agli anni Ottanta, attraversando anch ela grande televisione in bianco e nero della Rai, la migliore di sempre. Curatissimi, rigorosi per contenuti e forma sceneggiati da lui realizzati, come Padre Brown, e qualche capolavoro della famosa prosa della Rai, a partire da un Le troiane con una meravigliosa Ana Miserocchi: uno dei vertici assoluti della televisione italiana. Visse anche Cottafavi, gran signore di nobile famiglia, la stagione del cinema-melodramma anni Cinquanta alla Matarazzo, e subito dopo quela dei peplum e degli avventurosi. Ma dopo lo smacco comerciale del sublime e incompreso I cento cavalieri, film storico ambientato ai tempi della Reconquista spagnola, si prese una lunghissima pausa di riflessione (delusione?) dal cinema e si diede alla Rai: eppure quei Cento cavalieri sarebbero stati salutati di lì a qualche anno come un risultato assoluto dalla critica francese più snob e esigente.
Vittorio Cottafavi, da autore scarsamente considerato dalla critica istiuzionale mentre era in vita, è diventato post mortem nome di culto. Maria Zef, dramma naturalista-verista della miseria girato in stretta lingua carnico-friuliana, è stato presentato subito dopo Venezia al festival più chic e cinefilo d’Italia, il triestino Milleocchi, e trasmesso a Fuori Orario. Ed è solo la punta visibile di una Cottafavi-Renaissance che coinvolge l’intero corpus della sua opera. Sicché stanotte su Rai 3/Fuori Orario ecco Una donna libera del 1954 (anche reperibile integralmente su YouTube). Storia ambivalente, sospesa tra emancipazionismi e tradzionale schiavitù femminile dei sentimenti, di Liana, ragazza liebra, laureata, che rifiuta il matrimonio con un ingegnere per cui non priva amore. Inamorandosi invece subito dopo, e pericolosamente, del musicista Gerardo, uomo inaffidabile e traditore. Liana se ne andrà a Parigi cercando di vivere d’arte e pittura, ma ripiomberà nell’amore malato per Gerardo. Finirà drammaticamente. Cottafavi, ritrovandosi per le mani un soggetto mélo che riteneva troppo ancorato ai climi morbosi e vetusti di Guido Da Verona e D’Annunzio, lo riscrisse trasformandolo in ritratto di una donna moderna e inquieta, ma incapace di liberarsi dalla zavorra della dedizione oblativa a un maschio sopraffattore. Messinscena curatissima ed elegante al limite del calligrafismo, regia e movimenti di macchina assolutamente consapevoli, di una raffinatezza che in quei tempi nel cinema italiano era solo di Michelangelo Antonioni e pochi altri. Non fu un successo, come spesso nella carriera di Cottafavi. Un maestro sommerso e recuperato solo in anni recenti. Sia lode a lui e al suo cinema (e alla sua televisione), vergogna per coloro, molti, che lo trascurarono e sbeffeggiarono.
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