Il diritto di contare, Rai 1, ore 21:25. Mercoledì 9 ottobre 2019.
Recensione scritta alluscita del film.
Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore Melfi. Con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Mahershala Ali, Aldis Hodge.
Tre nomination all’Oscar, e ottimi incassi al box office americano. Il film black di maggior successo (in dollari) della stagione. Storia – vera verissima – di tre donne nere che contribuirono, in ruoli chiave, alla grande stagione delle conquiste spaziali americane. Figure nascoste, non adeguatamente valorizzate – suggerisce il titolo originale – che adesso questo film riporta in piena luce. Il rischio, non evitato, è quello del film a tesi e politicamente correttissimo. E però Il diritto di contare è così diabolicamente ben costruito da farsi guardare, pur nella sua prevedibilità, con piacere. Voto 6+
Uno dei molti titoli della black wave che ha segnato gli Oscar 2017. Se Moonlight ha vinto clamorosamente, e ancora più clamorosamente dopo il fattaccio delle buste scambiate, quello di migliore film dell’anno, questo Hidden Figures ha piazzato tre monination, senza però arrivare a nessuna statuetta dell’Academy. Poco male, visto che si sta ampiamente prendendo la rivincita con un successo di pubblico che probabilmente nemmeno i suoi produttori speravano così consistente: finora 160 milioni di dollari al solo box office americano e altri 37 nel resto del mondo. E chi mai l’avrebbe pensato, di un film che va a raccontare di, come dice il tiolo originale, figure nasciste, figure femminili e black rimaste nell’ombra della Grande Storia e solo ora riportate sotto i riflettori. Certo, pure in questo caso ci troviamo di fronte, come in altri titoli della nuova black wave, a un racconto (di fatti veri, di gente vera) politicamente, asfissiantemente corretto. Che va a ripescare e riproporre le vite di tre donne nere che, in ruoli diversi ma ugualmente fondamentali, contribuirono tra anni Cinquanta e Sessanta ai programmi di esplorazione spaziale della Nasa. E che furono determinanti nel progetto Mercury e nel lancio di John Glenn, il primo americano lassù nel cosmo.
Sono una matematica – la vera protagonista del film -, una donna-ingegnere, una specialista in computer. Siamo nei tardi anni Cinquanta a Langley, la più vecchia sede Nasa (e attualmente anche della Cia), nel profondo dell’Alabama, dunque in uno stato allora segregazionista, bianchi di qua neri di là: nei ristoranti, sugli autobus, a scuola, nei posti di lavoro. All’Ente spaziale il gruppo di calcolo costituito da donne afroamericane (i computer ancora non erano apparsi all’orizzonte e i conti, anche i più complessi, si facevano incredibilmente a mano: è una delle cose più affascinanti del film) è forzatamente separato, neanche i cessi sono in comune con le donne bianche. Naturalmente sarà lotta dura, e marcia trionfale benché irta di ostacoli verso la parità e l’integrazione: nel lavoro alla Nasa e oltre. Non male l’emancipazionismo black che si intreccia con l’epopea della conquista spaziale.
Ammetto che ci sono andato pieno di pregiudizi, non avendo nessuna voglia del solito film virtuoso e politicamente comme il faut. Ma Il diritto di contare è talmente ben costruito, diabolicamente ben costruito, da farsi guardare con piacere. Così si fa il cinema popolare benintenzionato. Imparare. E vedere come perfino la pipì in questo film diventa fatto, e gesto, politicamente (e drammaturgicamente) rilevante. Octavia Spencer ormai icona queer. In Hidden Figures rispuntano un’attrice e un attore appena visti in Moonlight, la meravigliosa Janelle Monáe e Mahershala Ali (qui è il colonnello che fa la corte alla matematica, in Moonlight era il buon spacciatore Juan, performance che gli ha fatto vincere l’Oscar come Best Supporting Actor). A Kevin Costner tocca la parte del bianco buono, a Kirsten Dunst quello della carogna. Attenzione alla colonna sonora, la firmano Pharrell Williams (anche coproduttore), Hans Zinmer e Benjamin Wallfisch. E certo, vedendo Il diritto di contare (e vedendo anche altri film di questi mesi come Jackie di Larrain o l’imminente I Am Not Your Negro di Raoul Peck), si pensa a come furono formidabili quei primi anni Sessanta, con gli squarci di libertà e di speranza aperti dalle concomitanti presidenza Kennedy e lotta per i diritti civili di Martin Luther King, e come da allora tutto si sia ingrigito, come gli orizzonti si siano ristretti, come molte di quelle speranze si siano rivelate illusorie, o almeno spente dalla marea del cinismo e del narcisismo di massa.
CERCA UN FILM
ISCRIVITI AI POST VIA MAIL
-
-
ARTICOLI RECENTI
- Torna stasera in tv IL SORPASSO di Dino Risi (mart. 17 novembre 2020)
- Film stasera in tv: ANASTASIA di Anatole Litvak (mart. 17 novembre 2020)
- Film stasera in tv: THE HATEFUL EIGHT di Quentin Tarantino (mart. 17 novembre 2020)
- Film stasera in tv e su RaiPlay: MAPS TO THE STARS di David Cronenberg (ven. 23 ott. 2020)
- Film stasera in tv: SELMA – LA STRADA PER LA LIBERTÀ di Ava DuVernay (ven. 23 ott. 2020)
Iscriviti al blog tramite email