La balia di Marco Bellocchio, Rai Storia, ore 21:10, sabato 25 gennaio 2020. Anche su RaiPlay.
Chi se lo ricorda più? Eppure fu uno dei film che segnarono – La balia è del 1999 – il pieno ritorno di Marco Bellocchio a un cinema classicamente narrativo dopo il tempo delle visioni (e dell’esplorazione dell’inconscio personale e collettivo) di titoli come Il diavolo in corpo e Il sogno della farfalla. Quasi simbolicamente, il regista piacentino parte da un totem della nostra letteratura e del nostri teatro come Luigi Pirandello, più precisamente da un suo racconto, per ricavare un film di apparente tradizionale compostezza, eppure inconfondibilmente bellocchiano, dove ancora una volta è il microscosmo familiare a farsi luogo di contraddizioni e lacerazioni mal celate, mai sanata. Un mondo chiuso in cui nonostante tutto si riflettono anzi precipitano le tensioni sociali esterne, a partire dai complicati rapporti di classe.
Siamo nella Roma umbertina. Vittoria, sposata allo psichiatra Mori, mette al mondo dopo un parto difficile una bambina. La quale non vorrà mai attaccarsi al seno della madre, mentre lei, Vittoria, nonostante la robusta retorica sulla maternità come sentimento connaturato proverà una sorta di estraneità se non di vera e propria repulsione verso quella figlia che fatica a sentire sua. Proccupato, il marito chiama una ragazza del popolo a fare da nutrice alla neonata. Gli attori del dramma psicologico sono stabiliti, ora si va a cominciare. E saranno naturalmente abissi di incomprensioni sempre più incolmabili tra marito e moglie, mentre l’altoborghese Mori sarà sempre più attratto dalla balia proletaria. Bellocchio piega a sé Pirandello, che rispetta e nello stesso tempo sovverte. Se il racconto originale presumibilmente si configurava come l’ennesima parabola dell’autore agrigentino sulla fallacia e precarietà delle identità (chi è la vera madre: chi mette al mondo il figlio o chi se ne prende cura?), il film si fa referto delle intime, genetiche fragilità della coppia borghese e dell’istituzione-famiglia a fronte della inesausta vitalità del popolo. Con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi (la moglie), Maya Sansa (la balia).
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