Pasqualino Settebellezze, un film di Lina Wertmüller (1975). Cine34, ore 21:10, lunedì 10 febbraio 2020.
Sarà il caso di ricordare che tra i vincitori degli Oscar di quest’anno c’è anche Lina Wertmüller, premiata – in cerimonia anticipata un paio di mesi fa – alla carriera. La sua fama in America, ancora solidissima, è dovuta soprattutto a Pasqualino Settebellezze, là considerato il suo capolavoro, l’apice del suo cinema latino-espressionista, un film che a suo tempo ottenne qualcosa come quattro nominato all’Oscar (senza portarne a casa però nessuno). Ma da noi Pasqualino non è mai arrivato al travolgente successo popolare di Mimì Metallurgico e Film d’amore e d’anarchia, anche perché il primo titolo wertmülleriano, dopo una trilogia memorabile, senza la coppia mitologica Giancarlo Giannini-Mariangela Melato. Di cui resta qui il solo Giannini (nominato all’Oscar categoria migliore attore protagonista). E però, un Gianni al massimo storico del suo istrionismo, della sua recitazione deformata e survoltata, quale italianuzzo travolto dai peggio eventi della Storia e costretto a tirar fuori tutta l’atavica arte di arrangiarsi lumpenproletaria, la nostra versione nazionalpopolare della lotta darwiniana per la sopravvivenza. Napoli, anni Quaranta. Pasqualino, detto Settebelezze per via delle sue sette sorelle, sottoproletario della parte più miserabile della città, uccide il magnaccia sfruttatore di una delle ragazze di famiglia. Verrà in carcerato, ma liberato quando la Patria avrà bisogno di uomini da mandare a combattere nella sciagurata campagna di Russia a fianco dell’alleato nazitedesco. Pasqualino parte per la guerra contro il Generale Inverno, diserterà non appena possinbile, verrà ripreso fai tedeschi, finirà in un campo di lavoro e stermoinio. Dove dovrà confrontarsi con gli abissi disumani dell’umanità e con la propria atonia (a)morale, disposto a ogni abiezione – a tradire, a farsi carnefice – pur di non soccombere. Wertmüller azzera ogni possibile illusione sugli italiani brava gente, guarda senza arretrare il Male, affronta a modo suo, mescolando il grottesco al tragico, una delle vergogne del Novecento realizzando un film unico, difficilmente apparentabile a altri. Oggi il suo cinema è fuori da ogni moda, lontano dallo Zeitgeist. Ma Pasqualino una visione se la merita.
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