Zeta – Una storia hip-hop di Cosimo Alemà, Rai 2, ore 23:20. Mercoledì 22 aprile 2020.
Uno di quei film italiani semisommersi, nel senso di poco o niente visti, e assai indipendenti (le due categorie vanno spesso insieme), cui, quando capita di intercettarli come stasera, bisogna dare almeno un’occhiata attenta per rendersi conto di come ci sia un nostro cinema che ci prova (a uscire dai cliché e dalla commedia come monocoltura che uccide tutte le altre), sperimenta, tenta le strade ora altoautoriuali ora del genere. Difficile collocare Zeta, anno 2016, opera di un regista con alle spalle parecchi videomusicale e, immagino, assai addentro alla scena rap, specialmente romana. Una produzione anomala per i nostri standard che, figuriamoci, ci racconta ldi un ragazzo nato tra Ramazzotti e neopasolinismi ai bordi di periferia (capitolina) e cera la strada sua nel mondo e la trova, tra affanni vitorie cadute rinascite, nella cultura hip hop versante musica rap. Come un musicarello però incrudelito e neo-neorealista e aggiornato alle nuove sonorità e ai testi scinvenienti di rapper e trapper. Come quei film eredi magari non legittimi ma fa niente di Pasolini e Caligari saturi di desolazioni metropolitane, casamenti che sono fabbriche di rabbi e infelicità, ragazzi e ragazze sempre sul crinale tra legalità e illegalità: vedendo Zeta non si ouò non pensare a Fiore di Giovannesi o al bellissimo La terra dell’abbastanza dei gemeli D’Innocenzo. Cosimo Alemà guarda a molto cinema contemporaneo e del passato, ma poi realizza qualcosa di assai personale, segiendo la traiettoria di un ragazzo di nome Alex che diventerà una piccola stella della nostra scena hip hop musicale. Figlio di un pescivendolo, Alex vuole altro, sogna altro. Come il suo amico Marco e Gaia, che di Marco è la ragazza ma da sempre attratta da Alex. Triangolo coatto, inevitabile motore di complicazioni, tradimenti, sospetti, amicizie divelte. Zeta ( il nome di scena dato a Alex da un discografico) ha la vicazione del rapper, ma dovrà prima passare attraverso le forche caudine del pop impostogli dal solito produttore-vampiro. Mentre la faticosa ascesa si alterna a pezzi di vita privata, una vita mai del tutto riconciliata. Gran sequenza con la sfida a colpi di rime tra rapper emergenti di fronte a un pubblico assai partecipe. Cameos di facce note del ramo, Fedez, J-Ax (ormai grande saggio del genere), Rocco Hunt, Rancore. Mi ricordo l’anteprima a Milano,con gli attori e il regista, e in platea poca stampa di cinema e molta di musica. Piacque. Avrebbe poi incassato 700mila euro in sala, non così male, salvo poi finire nel solito cono d’ombra. Stasera vale la pena dargli un’occhiata.
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