Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter, Spike, ore 21:30. Mercoledì 20 maggio 2020.
Chi (come me) aveva adorato di Carpenter di Fuga da New York e La cosa, Distretto 13 e Fog, Christine e Halloween – tutti film della minaccia e della sospensione, della claustrofobia e della paranoia- faticò a apprezzare Grosso guaio a Chinatowwn quando, era il 1987, arrivò in sala dopo molte aspettative. Una commedia-action fracassona, sgargiante, ultrapop e già pulp con omaggi al cinema di arti marziali hongkonghese che, pur di massima gradevolezza, sembrava scostarsi fin troppo dal cinema carpenteriano così come si era andato a connotare negli anni. Ritrovavamo, come no, lo stesso protagonista di Fuga da New York e La cosa, l’adorato Kurt ‘Jena Plisskin’ Russell, ma per il resto pareva di stare in un altro universo filmico, con l’impressione che il regista si fosse preso una vacanza. Ci sono voluti decenni, ma poi pure Grosso guaio a Chinatown è diventato un culto, pienamente recuperato dai perplessi di un tempo, forse perché anche qui si riconosce l’impronta di uno degli autori massimi della postmodernità al cinema, dove per postmodernità si intende non più l’esplorazione accanita e ossessiva del nuovo quanto il riattraversamento di ciò che è già stato, la sua rielaborazione iperconsapevole come tra virgolette, l’ibridazione dei generi e degli stili. Qui anche di due mondi. Un redneck americano, mestiere camionista, e un suo giovane amico cinese si inoltreranno nella Chinatown di San Francisco per ritrovare la fidanzata del ragazzo, rapita e forse prostituita in un bordello. Poco più che un pretesto per scontri con ogni mezzo possibile, arti marziali comprese, dei nostri due buoni contro i molti malvagi, tutti rappresentati come in un fumettaccio vintage, mustacchi lunghissimi e filiformi, palandrane colorate, occulti e magici poteri che fan scinfinare il film in un supernatural. Il correttismo etnopolitico di oggi manderebbe Carpenter al muro per abuso di stereotipi, ma allora certe sensibilità e permalosità non erano così spiccate. Kurt Russell meraviglioso come sempre quando fa il buzzurro d’America voglioso di menare le mani. Con Kim Cattrall: la ritroveremo in Sex and the City.
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