Profondo rosso di Dario Argento, Cine34, ore 23:16. Giovedì 17 settembre 2020.
Il capolavoro del primo Dario Argento, colui che aveva reinventato qualche anno prima il thriller sadicizzandolo e italianizzandolo, e però ancora si atteneva a un pur vago schema narrativo classico, prima di sprofondare nell’orrore assoluto, fine a se stesso, autistico, celibe, di Suspiria e seguenti. C’è una casa, una villa liberty di sinistra suggestione, dove su una parete è graffitato un disegno che si rivelerà chiave del mistero. Ci sono delitti a catena, assai efferati. À la Argento appunto. C’è un inglese che indaga, ed è il David Hemmings di Blow-up, coadiuvato da una giornalista italiana, una bellissima Daria Nicolodi molto icona Seventies, compagna di Argento e mamma di Asia.
Si uccide molto, in Profondo rosso (anno 1974), perché in quella villa qualcuno in tempi lontani uccise. Ma cosa successe davvero e perché quel passato ritorna? Stuolo di interpreti fantastici, da Gabriele Lavia figlio devoto, fino a Macha Meril medium. C’è anche Clara Calamai, la diva del viscontiano Ossessione, qui riesumata in una sorta di Viale del tramonto sul Tevere. Chi se la dimentica più quella scena finale? Quell’ascensore? Colonna sonora dei Goblin che divelse le charts e oggi è un classico. Questo film è anche lo Psycho di Dario Argento. Celebrato, e presentato in versione restaurata, al Torino Film Festival in occasione dei 40 anni dalla sua uscita. Anche perché torinesi sono molte delle enigmatiche, terrifiche location (e non c’era ancora la Piemonte Film Commission).
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