Policarpo, ufficiale di scrittura di Maio Soldati (1959). Rai Storia, ore 21:10, domenica 4 ottobre 2020. Già su RaiPlay.
Si dovrà pur riconsiderare un giorno o l’altro la dimenticata filmografia di Mario Soldati (con almeno due capolavori da storia del nostro cinema, Piccolo mondo antico e Malombra), anzi si dovrà riconsiderare e collocare al posto che gli compete la stessa eccentrica figura di Soldati, uomo dalle molte curiosità e avventure intellettuali e esistenziali, scrittore, regista, giornalista, viaggiatore, esploratore televisivo in una tv ai suoi esordi.
Intanto, vediamoci stasera – ma è già disponibile su RaiPlay – il suo ultimo film, anno 1959, questo Policarpo, ufficiale di scrittura che con i suoi climi ministeriali d’epoca, coi suoi piccoli uomini qualunque riporta a un precedente film di Soldati, Le miserie di Monsù Travet. Un produzione Titanus a colori con ottimi e popolari nomi nel cast, un direttore della fotografia di lusso come Giusppe Rotutnno, la meglio coppia di sceneggiatori della nostra commedia alla scrittura, Age e Scarpelli. Con un Renato Rascel formidabile in un altro ritratto di uomo senza qualità dopo Il cappotto di Lattuada da Gogol (e chissà perché poi la sua carriera di attore di cinema non è proseguita agli stessi livelli). Tratto da un romanzo del periodo umbertino del genivese romanizzato Luigi Arnaldo Vassallo detto anche Gandolin, penna acuminata versata nella satira bonaria di costume, questo film ha al centro Policarpo De’ Trappetti, oggi diremmo fantozziano impiegatuccio (è addetto alla bella scruttura) in un ministero della Roma primonovecentesca. Tiranneggiato ovviamente dal solito capufficio trombone (è Peppino De Filippo, archetipo di tutti i successivi superiori di Vilaggio/Fantozzi e Villaggio/Fracchia)), intravede l’occasione del riscatto sociale quando della sua figliola si innamora proprio il figlio del suo boss. Ma i percorsi bizzarri del desiderio porteranno il ragazzo e la ragazza verso altre storie, altri amori:lei con un meccanico, lui con una chanteuse. Esile trama che si regge sui dialoghi di Age e Scarpelli e la messinscena assai curata e filologicamente corretta di Mario Soldati, memore della sua stagione anni Quaranta dove per la smagliante bellezza dei suoi film fu arruolato nel cosiddetto cinema calligrafico. Un cinema che comunque già conteneva i germi del successivo viscontismo e della sua scuola (Bolognini, Zeffirelli, Patroni Griffi). Policarpo sembra venire dal passato remoto, ma sta proprio nella sua assoluta inattualitù (di contenuti, di stile, di linguaggio) la ragione per rivederlo e analizzarlo e farlo magari nostro contemporaneo. Con Renato Rascel e Peppino De Filippo ci sono il figlio (di Peppino) Luigi, Carla Gravina, Renato Salvatori. E ancora: Romolo Valli, Checco e Anita Durante, Ernesto Calindri, Mario Riva, Maurizio Arena. Apparizioni di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Amedeo Nazzari, Vittorio De Sica. Un cast da vertigine, oggi impensabile.
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