All’ombra delle donne (L’ombre des femmes) di Philippe Garrel, 2015. Rai 3/Fuori orario, ore 2:00, sabato 17 ottobre 2020. Da domani su RaiPlay.
Recensione scritta a Cannes 2015, dopo la proiezione del film alla Quinzaine des Réalisateurs.Il glorioso Philippe Garrell imbastisce, come nel precedente La Jalousie, la fenomenologia di una coppia corrosa da tradimenti, gelosie e incomprensioni. Nei modi eterni della Nouvelle Vague e in un bianco e nero meraviglioso su grande schermo. Un cinema che sembra impastato alla vita e nutrirsene, da tanto è credibile e naturale, eppure inequivocabilmente cinema. Pierre è un documentarista, Manon ha mollato una brillante carriera per stare con lui e lavorare con lui. Non hanno soldi e non ce la fanno a essere felici. Quando lui ha una storia con Elisabeth le cose precipitano. Manon accetta la corte di un uomo bello e gentile, e presto arriva la fine di quella che sembrava una coppia inossidabile. Amarsi eppure farsi del male, come abbiamo visto tante volte al cinema e nella vita. Alla fine uno spiraglio si apre. Tra commedia e mélo, ma senza urli. Un gruppo di schiamazzanti haters oggi in sala ha sbertucciato e deriso i due protagonisti e relativi dialoghi, che hanno la sola colpa di riportare quello che tutte le coppie che si tradiscono e si rodono dalla gelosia e dal rimorso si dicono, peraltro scritti (anche) dal mitologico Jean Claude Carrère. Garrel introduce una sottotrama parecchio interssante, quella di un traditore che si è spacciato per tutta la vita come eroe della resistenza, e non si può non pensare al bertolucciano La strategia del ragno. Stanislas Mehrar (visto un quattro anni fa nel formidabile La folie Almayer di Chantal Ackerman) è Pierre, Clotilde Coureau in Emanuele Filiberto è Manon. Fotografia del glorioso Renato Berta. E poi ridono, i ragazzacci.

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