Favola con Filippo Timi, scritto da Filippo Timi, diretto da Sebastiano Mauri, Rai Movie, ore 1:25. Sabato 3 aprile 2021.
Favola nasce nel 2011 come pezzo teatrale per un Filippo Timi dominatore della scena (produzione Teatro Parenti di Milano) ed subito gran successo, con repliche se ricordo bene per più stagioni. Diventa film, questo film, solo nel 2017, e l’operazione stracolorata, ultrapop e camp funziona abbastanza, diverte, produce qualche centinaio di migliaia di euro di incasso, non così male a un botteghino pre-pandemico ma già esausto e prostrato. Trionfo per Filippo Timi en travesti in abiti Fifties stretti in vita secondo i dettami della linea A di Dior, ma anche per una Lucia Mascino mai così brava nel registro comedy e dai tempi perfetti nel duettare e dialogare e tener testa allo/a scatenatissimo/a partner. Scenografie meravigliose e filologiche (tant’è che una rivista di culto e cultura vera come Domus ci ha costruito sopra uno specialino), costumi – mi pare di Miu Miu -, make-up senza la minima sbavatura o sgangherataggine, per un film che pur nel budget immagino non sontuoso riesce a essere di confezione ineccepibile e perfino alta. Certo, l’omaggio, che è nello stesso tempo sguardo ironico e demolitore, all’America anni Cinquanta dei suburbia con le sue caasalinghe perfette ma ben sappiamo anche matte e disperatissime, con le sue felicità familiari infelici, non è così nuovo, così originale, tutto è già state raccontato e scoperchiato nelle sue intime fibre da Douglas Sirk e poi buttato in parodia acidissima da John Waters. Insomma, questa Favola è parecchio dèjà-vu e derivativa, piuttosto prevedibile, ed è il suo limite maggiore. Però non ci si annoia, nemmeno quando la favola si fa favolaccia e trascolora in dark comedy con gran confusione di desideri e identità sessuali rischiando il sermone lgbtqi+ politicamente virtuoso. La storia: Mrs Fairytale (nome un po’ troppo didascalico-programmatico-dimostrativo) è la casalinga ideale con abiti e capello tra Doris Day e la Julianne Moore di Lontano dal paradiso che era già a sua volta citazione rilettura riattraversamento. Si muove ciarliera e allegra, di un’allegria forzata e come artificiale (droghe? barbiturici?), nella sua casa-bon bon, parlottando, la folle, col suo cagnetto impagliato, ricevendo l’amica Emerald (Mascino), più sciura di lei, meno moglie dedita al marito, difatti eccola in pelliccia e posture da vamp evitate invece da Mrs Fairytale (Timi, of course). Naturalmente non tarderemo a scoprire come la casa-bon bon sia una gabbia letteralmente dorata e come alla virtù esibita corrispondano inquietudini, vizi, tabe e tare nascoste. Niente di nuovo, anzi tutto già visto. Però la coppia Filippo Timi-Lucia Mascino è travolgente, Piera Degli Esposti in panni di matriarca fa la sua parte come sa fare lei, i maschi sono, come da copione Fifties-borghese o piccolissimo brghese, degli stronzi o degli oggetti-feticcio del desiderio, tertium non datur. Meglio la prima parte, perché poi il copione si intorcina e si allinea un po’ troppo all’ideologia. Comunque da vedere. Se poi sia solo teatro filmato o anche cinema è questione che non riesce a interessarmi e che lascio ad altri dirimere.
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