I mostri di Dino Risi, Cine 34, ore 21:04. Domenica 1 agosto 2021.

I mostri
Il Risi più perfido, cinico, corrosivo, atrabiliare, in quello che in my opinion è il suo film assoluto (ebbene sì, lo preferisco ai pur grandissimi Il sorpasso, Una vita difficile, Il gaucho, L’ombrellone). Vertice di quella che fu chiamata la commedia all’italiana, messa in cinema dei peggio tipi, vizi e debolezze nazionali, in una feroce critica e autocritica che sfiora l’autolesionismo, e si configura come un esempio da manuale dell’odio di sé. I mostri è spettacolo atroce e insieme ipnotico, in cui ci rispecchiamo e nello stesso tempo non vogliamo, non possiamo, riconoscerci. Qualcosa che oltrepassa il cinema e si fa antropologia e autoflagellazione collettiva. Una galleria lurida e implacabile di profittatori, lestofanti, smargiassi e gradassi, povericristi, carnefici e vittime in un paese sull’orlo della mutazione dall’arcaico al moderno. Con un gruppo di sceneggiatori irripetibile. Lo stesso Risi, e poi Age e Scarpelli, Elio Petri, Ruggero Maccari, Ettore Scola. Con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, e non c’è bisogno di dire altro. Una struttura a episodi assai libera, irregolare, anarchica, in cui si alternano narrazioni distese ad altre sincopate e fulminee, che diventerà un paradigma per molto cinema successivo, non solo italiano, e a modo suo assai avant-garde anche se con meno spocchia di tanta roba francese coeva. Episodi che non si dimenticano: Gassman en travesti quale signora dei salotti letterari, il laido organizzatore di incontri di boxe che si approfitta di un poveraccio, i due questuanti, i due amici cripto-omosessuali (una manciata di secondi che lasciano il segno).