Maddalena di Jerzy Kawalerowicz, Cielo, ore 23:00. Martedì 24 agosto 2021.
Uno di quei film che ci raccontano come possa essere matto e imprevedibile il cinema. Che ci fa un regista come Jerzy Kawalerowicz, il gran polacco che negli anni Sessanta aveva realizzato nel paese suo almeno tre film da storia del cinema (Il treno della notte, il clamoroso succès de scandale Madre Giovanna degli Angeli, Il faraone), in Italia, a Cinecittà, nell’anno 1971? Convinto chissà come e da chissà chi a girare un film di impegno-con-eros, dove il sesso come esigono i tempi si fa distruttore dell’ipocrisia borghese e veicolo di liberazione dionisiaca, il rispettato Kawalerowicz ci mette la faccia e la sua credibilità in questo strano progetto dal fin troppo programantico titolo che ha al suo centro la signora del peccato borghese al cinema di allora, ovvero Lisa Gastoni (in my opinion una delle più belle del nostro cinema di sempre). Che è una moglie che, per noia, per voglia di quella cosa che si chiamava trasgressione, per voluttà si innamora di un pretino e vuole a ogni costo averci un storia ad alto tasso di carnalità. Sarà melodramma disgraziato, accesissimo e ovviamente distruttivo. Il film, sulla carta assai nelle corde di Kawalerowicz, si arena però in una lavorazione complicata, con i produttori a estromettere di fatto il regista per le solite divergenze e l’editor Kim Arcalli a cercare di salvare con il suo genio la situazione. Ne esce un film sghembo, senza padri certi, disastroso al box office, maltrattato dai sopracciò della critica, ma dotato di una sua torva visionarietà, di una indubbia sincerità nel mettere in scena la perdizione ineluttabile di due anime. Un film autenticamente maledetto, da rivedere e rivalutare. Per Kawalerowicz. Per Lisa Gastoni.
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