Film stasera in tv: UN BACIO APPASSIONATO di Ken Loach – dom. 5 nov. 2023

Un bacio appassionato di Ken Loach, Rai 5, ore 23:08. Domenica 5 novembre 2023.
Un film di Ken Loach? Con quel titolo da soap? Invece sì, questo Un bacio appassionato (del 2004) porta la firma del maestro inglese del neo-neorealismo proletario. Però un risvolto social-engagé ci dev’essere. Difatti qui si tratta di amore inter-etnico, anzi inter-religioso, insomma attraverso una storia privata si va dritti al cuore di quella questione cruciale che è l’incontro-scontro tra Occidente e Islam. In Un bacio appassionato lui è un ragazzo pakistano cresciuto a Glasgow, di professione dj e però ligio alle norme familiari e di clan. Si innamora di una ragazza irlandese cattolica, infrangendo le regole rigidamente endogamiche dell’una e dell’altra comunità. Molto, molto interessante, e ancora più attuale oggi di quando è stato girato Naturalmente non aspettatevi dal multiculturalista Loach una critica serrata al fondamentaismo islamico. Lui nel suo racconto adotta la par condicio sottolineando equamente la chiusura di entrambe le culture.

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Film stasera in tv: CRIMINALI COME NOI di Sebastian Borensztein – dom. 5 nov. 2023

Criminali come noi di Sebastian Borensztein, Rai Storia, ore 21:10. Domenica 5 novembre 2023.
L’ho visto, ma dove, quando? Probabilmente a un festival, probabilmenta a un Torino FF di qualche anno fa (o era Venezia?). Un film venuto dall’Argentina, terra fertile per il buon cinema. E merita davvero di essere visto questo Criminali come noi per come affronta nei toni tra commedia e dramma sociale un racconto ispirato a un caso di cronaca vera. Siamo a inizio del terzo millennio in una piccola città a economia agricola. C’è crisi, una via d’uscita per le molte famiglie in difficoltà sarebbe quella di rilevare e riattivare un vecchio silos dismesso. Succede, tragicamente, che la somma necessaria all’acquisto e raccolta con fatica, viene scippata da un disonesto funzonario di banca. Ma arriverà per i truffati l’occasione di vendicarsi dei truffatori e rientrare in possesso dei soldi. Fonte di ispirazione del colpo riparatorio: il film Come rubare un milione di dollari e vivere felici, giallo-rosa assai sofisticato di William Wyler con la coppia Audrey Hepburn-Peter O’Toole. Attori meravigliosamente credibili, in testa il divo di tutti i divi argentini, Ricardo Darin. Criminali come noi ha vinto il Goya 2020 come migliore film straniero in lingua spagnola.

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Film stasera in tv: IL SOSPETTO di Alfred Hitchcock – dom. 5 nov. 2023

Il sospetto di Alfred Hitchcock, RTV San Marino (canale 831 dt), ore 21.00. Domenica 5 novembre 2023.
Raro trovare questo Hitchcock del 1941 nei palinsesti tv e allora occasione da cogliere al volo quella di stasera sulla sanmarinese RTV. Un Hitchcock già americano e già con il grande successo di Rebecca la prima moglie alle spalle, dal quale riprende la interprete protagonista, la sempre fragile e tremula Joan Fontaine. Una faccia, un corpo perfetti per il main character del Sospetto, una giovane donna e matura ragazza di nome Lina ormai considerata dai suoi familiari una zitella senza speranza che accetta, temendo un futuro di solitudine, la corte dell’ambiguo seduttore seriale Johnnie. Lo sposerà, nonostante l’opposizione del padre, e finirà risucchiata nella spirale del sospetto. E se fosse, il marito, un cacciatore di soldi? Se violesse ucciderla? Molti gli indizi, a partire dalla sua condotta dissoluta e dalla sua rovinosa passione per il gioco d’azzardo. Per non dire del suo interesse per l’assicurazione sulla vita di Lina e dela sua curiosità per i veleni più letali. Tutto lascerebbe pensare che intenda far fuori la consorte, ormai terrorizzata e rosa dal sospetto, per ereditarne il patrimonio. Alfred Hitchcock dosa con la maestria che gli si conosce l’escalation del dubbio intensificando i segni ambigui, confondendo le tracce, instillando la paura in Lina (e in noi spettatori). Del tutto, as usual, disinteresato alle psicologie dei suoi personaggi e ancora meno ai dilemmi etici, monta la sua solita infallibile macchina della tensione. Dove ogni dettaglio narrativo, ogni ingranaggio, ogni sguardo, ogni gesto è teso a un solo scopo, inchiodare alla poltrona chi guarda. Ingegneria di un (presunto) delitto. Realizzando (almeno) una sequenza da storia del cinema, quella del marito (un Cary Grant depotenziato di ogni piacioneria e sempre sospetto di simulazione) che sale la scala reggendo il leggendario bicchiere di latte. Avvelenato o no? Sta per usarlo come arma per uccidere la consorte? Sappiamo, è il regista a raccontarlo a Truffaut nel famoso libro-intervista*, che per far convergere gli sguardi  del publico su quel bicchiere lo illuminò dall’interno ficcandoci dentro una lampadina. Finale (che non si puo dire) indimenticabile ai bordi di una scogliera. Obbligatorio, almeno per chi ama il cinema.
* A.H. “Avevo fatto mettere una luce nel bicchiere di latte”. F.T. “Un proiettore puntato sul latte?”. A.H. “No, nel latte, nel bicchiere. Cary Gran sta salendo le scale e bisognava che si guardasse solo questo bicchiere” (François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, ed. Il Saggiatore, pag, 118).

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18 FILM stasera in tv – sab. 4 nov. 2023

Le petit Piaf

Checkpoint Berlin

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Rapimento e riscatto di Taylor Hackford, Iris, ore 21:18.
Chi se lo ricorda più Taylor Hakford? Mai una retrospettiva, mai una ribailitazione critica. Eppure ci fu una stagione tra anni Ottanta e Novanta in cui di distinse per il suo cinema robusto, popolare ma non corrivo, mettendo a segno successi mostruosi come Ufficiale e gentiluomo e Il sole a mezzanotte.Poi arrivarono tempi meno brilanti,cui appartiene questo Rapimento e riscatto (anno 2000). Con un Russsell Crowe ancora con fisico da gladiatore -il film di Ridley Scott è dello stesso anno – e una Meg Ryan dalla faccia ancora riconoscibile. Come sempre, Hackford congiunge mélo, action e realismo, che sta per attenzione a problemi sociali e pure politici non così consueta nel cinema mass oriented di Hollywood, raccontando di un ingegnere statunitense rapito in un paese latinoamericano da un gruppo guerrigliero, della moglie di lui, dell’uomo incaricato di trattare con i rapitori. Molto succederà, compresa una complicità fin troppo ravvicinata tra moglie in atesa della liberazione dell’ostaggio e l’uomo delle trattative. Tensione e intrattenimento garantiti, come sempre in Hackford.
Tutto in una notte di John Landis, Twenty Seven, ore 21:05.
Maraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani, Rai Storia, ore 21:10.
Roma di Federico Fellini, Rai Movie, ore 21:10.
Shark 3D di Kimble Rendall, Mediaset Italia 2, ore 21:15.
B-movie australiano incredibilmente presentato qualche anno va alla mostra del cinema di Venezia fuori concorso (e ricordo ancora gli occhi sgranati e stupefatti di pubblico e critici di fronte a un film così poco festivaliero). Dopo uno tsunami alcuni ragazzi restano incastrati in un supermercato, in pessima compagnia di due squali, il resto ve lo potete immaginare. Forse ispiratore di un buonissimo horror del 2019, Crawl di Alexandre Aja (celebrato dal solito Tarantino), dove a invadere i territori umani dopo una piena sono alcuni mostruosi alligatori.
The Stud – Lo stallone di Quentin Masters (1978), Cielo, ore 21:25.
Chi l’ha mai visto? Sulla carta questo oscuro film(accio) settantesco made in UK sembrerebbe un possibile guity pleasure. “Il neo assunto manager di un night club è costretto a soddisfare le voglie della sua insistente proprietaria”, strilla Cielo per invogliare alla visione, riuscendovi. Oltretutto lei è Joan Collins, già icona (perdonatemi) camp anche se non ancora consacrata da Dynasty (arriverà di lì a qualche anno). Lui, lo stallone del titolo, è Oliver Tobias, visto precedentemente nel bellissimo Addio fratello crudele di Patroni Griffi e pure avvistato nello zeffireliano Gesù di Nazareth. Ulteriore motivo di straculto: tratto da un libraccio della sorella di Joan Colins, la regina dell’erotico rosa Jackie.
Italia a mano armata di Marino Girolami, Cine34, ore 21:15.
Hell – Esplode la furia di Ringo Lam, Rai 4, ore 21:22.
ardo Van Damme movie (è del 2003). Gli uccidono la moglie, ma l’aassassino viene assolto: si farà giustizia da solo, ovvio, come vuole lo schema narrativo messo a punto dal Giustiziere della notte. Finito in carcere ne subirà e vedrà di ogni, costretto a diventare uno specialista dei combattimenti tra reclusi. Pretesto per mettere in mostra muscoli e abilità lottatorie del divo JCVD. Dirige Ringo Lam, di scuola hongkonghese: una garanzia.
Le petit Piaf di Gérard Jugnot, Tv 2000, ore 21:27.
Film francese di un paio di anni fa che mi pare non sia mai arrivato nei nostri cinema. Film gentile, al limite del favolistico, immerso nei panorami di Réunion, isola del Pacifico e terra francese d’oltremare (dove anche Truffaut girò il suo La mia droga si chianma Julie). Nelson, anni dieci, figlio di madre single, vorrebbe èartecioare a un talent tv per giovani canterini. Obiettivo, diventare famoso, raggiungere il benessere, far felice la mamma. Penso che Piaf stia proprio per Edith Piaf, totem assoluto della chanson francese.
Chi trova un amico trova un tesoro di Sergio Corbucci, Rete 4, ore 21:30.
Un Terence Hill & Bud Spencer movie piutosto tardo, del 1981, quando la coppia dai grandi e planetari incassi non era più al suo apice. Stavolta si calano nei personaggi di due amic o meglio sodali in cercadi un tesoro nascosto su un’isola del Pacifico. Scopriranno che lì si annida l’ultimo soldato giapponese, convinto che la seconda guerra mondiale non sia finita e deciso a continuare a combattere. E a rendere complicata la missione dei due. Personaggio ispirato a Hiroo Onoda, ufficiale nipponico arresosi solo nel 1974. (digressione: la storia di Onoda è ricostruita nel bellissimo, eponimo film presentato due anni fa a Cannes a Un certain regard. Diretto e scritto da quell’Arthur Harari oggi assai riverito in quanto co-sceneggiatore di Anatomia di una caduta di Jusitine Tret, di cui è anche il compagno di vita).
Halloween di David Gordon Green, Mediaset Italia 2, ore 22:59.
Mister Chocolat di Roschdy Zem, Tv 2000, ore 23:09.
Checkpoint Berlin di Fabrizio Ferraro, Rai Storia, ore 23:05.
Il Casanova di Federico Fellini, Rai Movie, ore 23:20.
La mummia di Stephen Sommers, canale 20, ore 23:16.
Il film che ha riportata mummie e sarcofagi, geroglifici e varie memorie egizie al centro del grande cinema popolare. Brendan Fraser (prima della sua metamorfosi fisica) ha la stazza dell’eroe, Rachel Weisz è, semplicemente, bellissima.
Da Corleone a Brooklyn di Umberto Lenzi, Cine34, ore 23:24.
Corda tesa di Richard Tuggle, Rete 4, ore 23:54.
Cecchi Gori, una famiglia italiana (documentario) di Simone Isola e Marco Spagnoli, Rai 1, ore 0:45.
Storia di una delle dinastie di produttori che hanno fatto grande il nostro cinema (quand’era grande). Un titolo su tutti, emblematico e riassuntivo di un’epoca: Il sorpasso di Dino Risi. A raccontare e raccontarsi in questo documentario è Mario Cecchi Gori, a trent’anni dalla scomparsa del padre e fondatore del marchio di famiglia Vittorio.

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Film stasera in tv: HALLOWEEN di David Gordon Green – sab. 4 nov. 2023

Halloween di David Gordon Green, Mediaset Italia 2, ore 22:59. Sabato 4 novembre 2023.
Halloween, un film di David Gordon Green. Con Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, Viginia Gardner, Will Patton.
Funziona bene come macchina di spettacolo e di paura questo Halloween 40 anni dopo. Con una Jamie Lee Curtis matriarca di un clan tutto femminile che aspetta armata il ritorno del mostro. E sarà scontro finale. Il bello di questa operazione firmata David Gordon Green, ottimo regista finora lontano dai film di paura, è la messinscena consapevole che omaggia sì l’originale carpenteriano, ma astenendosi da ogni furore, ogni isteria citazionista e filologica. E francamente non si capiscono i molti indignados che hanno gridato alla profanazione del primo Halloween. Incassi stellari negli Usa, buoni in Italia. Voto 6 e mezzo
Recensione scritta all’uscita del film.
Non è il casi di scandalizzarsi, di urlare alla profanazione del tabernacolo in cui sta da quarant’anni racchiuso il venerato Halloween primigenio, come invece s’è fatto da più parte di fronte a questo Halloween-il-sequel-ufficiale, soprattutto sul versante della critica giovinastra sempre pronta a indignarsi e combattere guerre di religione. Giova ricordare, giusto per sedare certi fanatismi e fondamentalismi, che quella che è oggi considerata Opera Assoluta e Intoccabile fu realizzata da John Carpenter quasi preterintenzionalmente. Perché, come lui ha dichiarato, lo script non gli sembrò gran cosa e se accettò di girare fu per prosaiche ragioni alimentari. Ero giovane, senza soldi, avevo bisogno di lavorare, dovevo farmi conoscere, non potevo dire di no, ecc. Che lezione di umiltà e leggerezza per tutti gli autori tormentatissimi d’oggigiorno che, secondo l’eterno cliché romantico dell’artista, la mettono giù durissima e si accingono alla creazione come a volere rifare il mondo e il cinema. Naturalmente soffrendo e soffrendo ancora, perché senza dolore non ci può essere capolavoro. Probabile che gli adoratori di oggi dell’Halloween di llora, i custodi dell’ortodossia che gridano alla bestemmia di fronte a questo dignitosissimo sequel, quarant’anni fa avrebbero liquidato come corrivo, spurio, cinema basso e triviale il film fondativo del mito-incubo di Michael Myers assassino seriale e senza causa. E invece è lo stesso Carpenter a dare il suo imprimatur, anche firmando la colonna sonora di questo film messo in cantiere dal solito scaltro e dotatissimo Jason Blum, ormai una superpotenza con la sua Blumhouse che, partendo da B- e Z-movies, ha scalato il ranking del cinema extra-studios e con BlackKklansman di Spike Lee e Get Out ha convinto anche la critica più intransigente.
Se lo si guarda con sguardo laico, alieno da idolatrie, questo Halloween è cosa buonissima, sceneggiatura abile nel riprendere lo stampo originale senza però estenuazioni ipercitazioniste e nell’adattarlo ai nuovi tempi del metooismo e dello strisciante suprematismo femminile, sicché la ragazza braccata di allora diventa adesso l’eroina, nonna-matriarca di un clan tutto femminile con figlia e nipote costrette a confrontarsi con il mostro tornato in attività. (Ormai sono sempre di più i film mainstream che dovrebbero badare solo allo spettacolo e presentarsi allo spettatore come puro intrattenimento, e che invece si fan portavoce di istanze-dalla-parte-delle-donne. È il caso, tanto per stare solo tra le uscite nuove o recenti, del non convincente benché molto interessante Widows di Steve McQueen.) Insomma, operazione astuta e calibrata e aggiornata alla nuova sensibilità questo Halloween. Che diversamente dall’altro remake horror illustre di questa stagione, il Suspiria di Guadagnino (uscito in America un paio di settimane fa con incassi disastrosi), riesce a inocularci il virus del terrore e farci rabbrividire, che è poi la missione di ogni horror. Stupisce se mai trovare alla mdp un regista sì eclettico, sì aduso a azzardi indie del diverso tipo come David Gordon Greeene – di cui ho parecchio apprezzato Prince Avalanche, Joe e, qualche mese fa, il bellissimo Stronger -, ma finora tenutosi lontano dal film di paura. Nonostante un curriculum apparantemente inadatto a questo sequel, la sua è una bella riuscita, con pieno controllo del canone orrorifico. Tutto è a posto, tutto come ha da essere, tutto è inappuntabile, come di un allievo che renda tributo al maestro Carpenter con diligenza e reverenza e massimo rispetto. Eppure, uscendo dal cinema, non ci si sottrae alla sensazione che questo Halloween reloaded – pur nel fedele ricalco dell’originale – sia altra cosa. Che non sia strettamente un horror, ma un film fuori genere, oltre il genere, nonostante ne abbia tutte le sembianze e la correttezza (nel senso della corretta fattura). Nel momento in cui si inchina deferente al modello carpenteriano e lo ripercorre, David Gordon Green sembra sottilmente sabotarlo e negarlo confezionando un Halloween che niente concede alla selvaggeria, all’estremismo, agli sbilanciamenti consustanziali al genere, puntando a una sorta di depotenziamento e perfino di armonizzazione dell’efferatezza. Ma a essere diverso radicalmente è lo sguardo, posato sui personaggi – sulle vittime ma non solo – a scrutarne consistenza o inconsistenza umana. Qui le vittime non sono la solita carne da macello, non sono oggettivate e depersonalizzate, puri bersagli dell’assassino, figurine bidimensionali e serializzate e fungibili con infinite altre, non sono mere e astratte funzioni narrative, ma personaggi e persone, nel bene e nel male. A DGG non interessa l’horror come meccanica e macchina di produzione del sangue e della paura, ma come dispositivo per raccontare un’altra delle sue commedie o tragicommedie. Questo Halloween è insieme la conferma e la negazione dell’originale. DGG attraversa il cinema di paura con il distacco professionale con cui i registi di studios della Golden Era passavano dal western al bellico allo psycho-thriller. La volontà, l’intenzioneì di sottrarsi alla forza violenta dell’horror, di dominarne i modi e le regole e di non soggiacervi passivamente, la si coglie in una delle prime sequenze che, a uno sguardo retrospettivo, appare come un manifesto teorico dell’intera operazione. Una sciagurata coppia di giornalisti intenzionati a strappare una dichiarazione a Michael Myers, e in possesso di una sua maschera, gli si avvicinano nel cortile del carcere scortati dallo psichiatra* che, più che curare il mostro, è roso dall’ossessione di scoprire cosa lo spinga a uccidere, e cosa provi nell’atto di uccidere. Ora, questo gruppo, con l’assassino seriale inquadrato di spalle, viene disposto da DGG su un pavimento rigorosamente, ossessivamente geometrico, come pedine di un’imminente partita a scacchi. E mai, credo, ci fu nel cinema un ingabbiamento atraverso la più rigida geometria, visuale ma non solo, dello scatenamento pulsionale che è il fondo e il senso stesso dell’orrorifico.
Il resto è soprattutto guerra tra la un tempo baby sitter Laurie Strode, ora nonna – un’iconicaJamie Lee Curtis quale citazione monumentale di se stessa – e Michael Myers. Il quale torna in libertà sbarazzandosi dei carcerieri che in un cellulare blindatissimo ma non abbastanza per controllare le forze del Male lo stanno portando in un’altra prigione. MM è di nuovo pronto a colpire, mentre si avvicina la notte di Halloween. Laurie lo sa, lo pre-sente, è sicura che lui sta per arrivare e sarà scontro finale, armageddon. Ha trasformato in tutti quegli anni di ossessione e attesa la propria casa in un fortino, allevando la figlia nella paura del ritorno del mostro, addestrandola alle armi. Figlia che le si è ribellata, come in ogni romanzo di formazione, accusandola di averle rubato la normalità della vita. Mentre la figlia della figlia, la terza generazione di un clan matrilineare e senza maschi o con maschi superflui, sta per diventare la preda di MM. David Gordon Green si mette al servizio del suio canovaccio, ma con i filtri distanzianti e la freddezza del professionista pronto a tutto, risparmiandoci dunque quell’orgia citazionistica che ci si poteva aspettare, e ogni isteria filologica, per cavare un film che è replica, remake, e che è nello stesso tempo altro. Un horror non-horror. Se poi questo Halloween sia destinato a diventare un nuovo totem cinefilo, lo capiremo tra qualche anno (io azzarderei un no).
* Incredibilmente interpretato dal turco Haluk Bilginer, protagonista di The Winter Sleep/ Il regno d’inverno di Nuri Bilge Ceylan, Palma d’oro a Cannes 2014.

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