Confessions, Rai 4, ore 23,20.
Ripubblico la recensione scritta all’uscita del film.
Confessions, regia di Nakashima Tetsuya. Con Matsu Takako, Kimura Oshino, Okado Masaki, Nishii Yukito. Giappone. Tratto dal romanzo omonimo di Kanae Minato, ed. Giano. Distribuito da Tucker Film.
Incomincia con un’insegnante che rivela agli alunni sbigottiti come lì, tra loro, si nascondano i due assassini di sua figlia. È solo l’inizio della sua vendetta. Un film che infrange molte convenzioni, a partire dall’innocenza infantile, in una rappresentazione quasi cerimoniale e astratta dell’orrore e del sangue. Un thriller con derive horror, assai autoriale. Voto 8
Un revenge movie tostissimo, come solo i lontano-orientali – i giapponesi e più ancora i sud coreani – ormai hanno il fegato di progettare e realizzare. Questo difatti è made in Japan, e varca soglie che noi occidentali inquinati dalle mollezze del politically correct non osiamo più neanche sfiorare. Cose che da noi si fecero massicciamente negli anni Settanta, l’era più estrema e insostenibile e anche torbida della nostra vita, e poi abbandonate. Intendo, lo spettacolo del Male (sì, se permettete, con la maiuscola), la sua messinscena, guardandolo dritto in faccia senza cercare consolatorie vie di fuga dall’orrore. Il Male, come sapeva dirlo e raccontarlo, sconvolgendoci, Robert Bresson in Il diavolo, probabilmente. Qualcosa di quel remoto capolavoro è come trasmigrato, per chissà quale sotterranee e inconsapevoli vie, in questo Confessions di Nakashima Tetsuya, che è sorprendentemente un film, almeno nella sua prima parte, di livello assoluto. Qui i totem e i tabù rovesciati sono parecchi, ma il più importante è quello dell’innocenza infantil-giovanile. D’accordo, di ragazzini bastardi e malvagi ne abbiamo visti molti al cinema e in letteratura, dal Signore delle mosche a …e ora parliamo di Kevin e Elephant, ma Confessions va parecchio oltre, con i suoi due tredicenni che uccidono una bambina affogandola nella piscina del centro sportivo scolastico per ragioni al limite della futilità e dell’inconsistenza. Nella coppia c’è un incube e un succube, l’incube essendo un satanico adolescente inebriato dalla propria onnipotenza, il succube un modesto, mediocre compagno di classe che da quello scintillante giovane leader si lascia plagiare e sedurre. Non si cercano attenuanti sociologiche, tutt’al più si mette in campo un po’ di ovvio psicologismo (è uno dei limiti del film): semplicemente, i nostri sono ricettacolo del Male, ecco. Il film si apre con una di quelle sequenze che ti schiantano, uno degli incipit più incisivi della recente cinestoria, con una insegnante che di fronte alla classe ribelle, violenta, fancazzista, rivela che lì, tra i suoi allievi, ci sono i due che hanno ammazzato sua figlia. E che lei li ha appena puniti aggiungendo nei loro bicchieri di latte (la classe detiene il record nazionale di consumo di latte) del sangue infetto da HIV, prelevato dal marito poco prima che morisse. Ce n’è già abbastanza per restare, noi spettatori, basiti. Basiti, e allibiti, anche dalla spregiudicatezza con cui gli autori cavalcano la paranoia collettiva nei confronti dell’Aids (ma poi ci sarà in corso di racconto un’importanze correzione al riguardo). Ce n’est qu’un début di una narrazione che ci impitona e frastorna con rovesciamenti, colpi di scena da lasciar tramortiti, rivelazioni, agnizioni, traumi, e naturalmente orrori su orrori, perpetrati soprattutto dai ragazzi, anche se la regista occulta della maledettissima trama resta la madre vendicatrice. I due colpevoli reagiranno in modo diverso alla notizia di essere stati contagiati, e daranno il via a una catena di nefandezze che man mano coinvolgerà altre persone, compresa la madre di uno di loro, massacrata dal pargolo. Fino a un finale tra i più crudeli che si possano immaginare, perfetta vendetta attuata dalla madre-maestra. Questa quasi insostenibile storia è messa in scena dal regista con un alto senso dello stile, e con una freddezza o neutralità da scrutatore di insetti. Non c’è empatia, non c’è partecipazione, del resto con simili personaggi sarebbe arduo. Si ha l’impressione di assistere a una messinscena del sangue, della violenza, della morte ritualizzata e distanziante, e se qua e là – soprattutto alla fine – si sfiora il melodramma, la tensione emotiva è tenuta sotto controllo e per così dire raffreddata, glacializzata dalla esattezza crudele e chirurgica delle immagini. La bellezza come antidoto rispetto al Male. Se il film non raggiunge vette assolute è perché da un certo punto in avanti la macchina narrativa si autonomizza e incomincia a produrre quasi in automatico colpi di scena non sempre necessari, non sempre così giustificati, come un congegno che ormai proceda alla cieca. Ricordando certo Grandguignol o le efferatezze seriali dello Shakespeare più estremo, quello del Tito Andronico. Gli eccessi sono tanti e tali da elidersi a un certo punto a vicenda e la rivelazione finale giunge depotenziata e nemmeno così attendibile. Ma per almeno metà Confessions è sorprendente e sanamente perturbante, come un Haneke che abbia incontrato il cinema di genere estremo-orientale.
CERCA UN FILM
ISCRIVITI AI POST VIA MAIL
-
-
ARTICOLI RECENTI
- 11 FILM stasera in tv – lun. 6 nov. 2023
- Film stasera in tv: LE CHIAVI DEL PARADISO di John M. Stahl – lun. 6 nov. 2023
- Film-capolavoro stasera in tv: IL SORPASSO di Dino Risi – lun. 6 nov. 2023
- 19 FILM stasera in tv – dom. 5 nov. 2023
- Film stasera in tv: NYMPHOMANIAC VOLUME 2 di Lars Von Trier – dom. 5 nov. 2023
Iscriviti al blog tramite email
Una risposta a Un film imperdibile stasera sulla tv in chiaro: il giapponese CONFESSIONS (lun. 7 apr. 2014)