Il film da non perdere stasera in tv: LA RABBIA DI PASOLINI (ven. 24 ott. 2014) – tv in chiaro

La rabbia di Pasolini, Rai 5, ore 21,15.
pier-paolo-pasolini-lavora-a-la-rabbia-85795la_rabbia_the_anger_raro_video_eone_dvd_cap01Arriva in tv l’opera di ricostruzione condotta nel 2008 sotto la supervisione di Giuseppe Bertolucci del mitologico, quasi mai visto, clandestino La rabbia, strano documentario sconfinante nel saggio sociopolitico e nella sperimentazione comunicativa realizzato da Pier Paolo Pasolini nel 1963, quando, cinematograficamente, già aveva alle spalle Accattone e Mamma Roma e si apprestava a girare il meraviglioso episodio di Ropopag La ricotta. Una ricostruzione, anzi un’ipotesi di ricostruzione, anzi una “versione ragionata e aggiornata” secondo le parole di Giuseppe Bertolucci è quella che si vedrà stasera su Rai 5. Ma per intenderci meglio, ripercorriamo la storia di questo film doc così fuorischema. Nei primi anni Sessanta Gastone Ferranti, piccolo produttore noto soprattutto per la realizzazione del cinegiornale Mondo libero, contatta Pasolini perché dai materiali di quel cinegiornale monti un film di storia e cronaca contemporanea, un percorso attraverso i grandi e minori eventi del tempo. Intuizione geniale, bisogna dire, e Pasolini, nonostante le difficoltà dell’impresa, e dopo le iniziali, forti perplessità, accetta e si mette al lavoro. Che lui stesso definirà massacrante. Si tratta di visionare un’enorme quantità di materiale, di scegliere, di montare, di conferire un senso, costruire un narrazione. Alle immagini di Mondo libero aggiunge un testo che mette insieme poesia, schegge visionarie e profetiche, il tono oggettivo dello studioso di storia e dell’osservatore di cronaca, la passione del politico, in una sorta di sperimentazione in cui si mescolano e si ibridano molteplici linguaggi. Un testo che fa leggere-recitare a Giorgio Bassani e Renato Guttuso, mentre alle immagine messegli a disposizione da Ferranti mixa quelle provenienti da archivi d’arte e altre fonti. Prende corpo un film dove Pasolini commenta eventi epocali degli anni Cinquanta e Sessanta, la decolonizzazione, Fidel Castro, Martin Luther King, Kennedy, la morte di Marilyn, la modernizzazione-industrializzazione dell’Italia con la perdita della sua anima, tema a lui caro che riprenderà anni dopo nei famosi editoriali corsari sul Corriere della sera. Ma a film quasi finito Ferranti cambia idea, o meglio rettifica il progetto originario, e decide di accostare alla parte pasoliniana un’altra curata da Giovanni Guareschi che mostri un punto di vista differente e politicamente opposto a quello di Pasolini. Visto da destra e visto da sinistra, come si diceva allora. Decisione presa, forse, per non esporsi troppo con una figura così controversa come quella di Pasolini. Che sorprendentemente finisce con l’accettare, anche se deve tagliare parecchio del film per lasciare spazio a Guareschi. Ne uscità un qualcosa di monco, e incompiuto, che circolerà pochissimo, al punto da diventare un’opera-samizdat, molto discussa quanto poco vista. Qualche anno fa, su un’intuizione di Tatti Sanguineti, la Cineteca di Bologna, l’Istituto Luce e RaroVideo danno vita al progetto di ripristinare le parti mancanti della Rabbia versione Pasolini. Purtroppo il materiale originale tagliato è andato nel frattempo perso. Sulla base del testo integrale pubblicato da Mondadori (a cura di Walter Siti), l’équipe di lavoro guidata da Giuseppe Bertolucci recupera attraverso gli archivi di Mondo libero e di altre fonti le immagini relative ricreando, ricostruendo quello che non si era mai visto. Il risultato è questo La rabbia di Pasolini.

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