Altri film stasera in tv: LA SPOSA TURCA di Fatih Akin + anteprima ‘Il padre’ (lun. 30 marzo 2015 – tv in chiaro)

La sposa turca di Fatih Akin, La Effe, ore 21,10.
Anteprima (con i primi dieci minuti) di Il padre di Fatih Akin. La Effe, ore 21,00.

Una cineserata, quella di La Effe, dedicata al regista tedesco di origine turca Fatih Akin. Alle 21,00 vengono proiettati i primi dieci minuti di Il padre (The Cut), il suo film presentato in concorso al Festival di Venezia 2014 che tratta di un tema assai controverso e tuttora coperto da tabù nazionale in Turchia, il massacro degli Armeni agli inizi del Novecento. Il padre sarà nei cinema il 9 aprile. Alle 21,10 tocca al film che nel 2004 l’ha rivelato, La sposa turca, vincitore dell’Orso d’oro alla Berlinale.

La sposa turca
filme_gegen_wand_spiegelHead_On_33Il primo grande film del turco tedesco Fatih Akin, quello che impose il suo nome nella top list degli autori europei e gli fece pure vincere a Berlino 2004, meritatissimamente, l’Orso d’oro. Furioso e insieme rassegnato melodramma, come su questo continente non se ne vedevano dai tempi di Fassbinder (vero, c’è Almodovar, ma i suoi sono mélo depotenziati, senza quell’inesorabilità, quella fatalità, quel dolore lancinante che il genere esige). Anzi, se si deve parlare di un possibile erede dell’enorme e non rimpiazzabile Rainer Werner F., l’unico serio candidato è proprio Akin, altri non ce n’è. Vedere e rivedere per credere questo La sposa turca. Lei, Sibel, bellissima, è figlia di immigrati turchi e come tutti quelli di seconda generazione si ritrova divisa tra la cultura dei padri e quella della terra dov’è cresciuta. Vorrebbe vivere l’amore senza costrizioni e impacci, ma si scontra con il codice patriarcale della famiglia e del clan. Tenta il suicidio per sfuggire alla gabbia, si ritrova in una clinica psichiatrica dove conosce un altro tentato suicida, Cahit, anche lui diviso tra la cultura turca dei genitori e quella tedesca. Ha qualche anno più anni più di lei, è vedovo ed è triste. Beve, si droga, si autodistrugge. Sibel gli propone un matrimonio di facciata, in modo che lei si possa emancipare dalla famiglia e vivre sa vie (godardianamante!). Si sposano. Ma, come vuole il melodramma, lui si innamora davvero, e comincia così una storia tormentosa che condurrà i due prima alla separazione, poi a ritrovarsi a Istanbul. Fiammeggiante, emozionante come poche volte s’è visto al cinema negli anni Duemila. Travolgente. con l’attore-feticcio del regista, Birol Ünel, e Sibel Kekilli. Fatih Akin si ripeterà due anni dopo agli stessi livelli con Ai confini del paradiso, altro film vicino al capolavoro. Poi arriverà Soul Kitchen, il suo maggior successo commerciale, però film triviale, ruffiano e furbastro, e sgangheratissimo, un passo indietro rispetto ai precedenti, che tradisce tutte le promesse che il regista turco-tedesco aveva fatto intravedere. E il suo recente Il padre (The Cut) è, purtroppo, un’altra delusione.
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