FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (martedì 22 febbraio 2011)

I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.

IMPERDIBILI
1. The Prestige, Premium Cinema, h. 23,05.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=o4gHCmTQDVI&w=640&h=390]
2. Insomnia, Iris, h. 21,10. FREE
3. Last Days
, Studio Universal, h. 21,00.
4. Lucky Luciano
, Rai Movie, h. 22,55. FREE
5. Fronte del porto
, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
6. Lost in translation
, Rai5, h. 21,10. FREE
7. Parla con lei
, Retequattro, h. 0,00. FREE
8. Love Story, Sky Cinema Classics, h. 23,05.
9. Le due sorelle, Sky Cinema Classics, h. 0,50.
10. Shampoo, Studio Universal, h. 0,55.
Commento:
1. The Prestige, Premium Cinema, h. 23,05. Stasera casualmente, su reti diverse, due film di Christopher Nolan, il regista di Inception, autore di un cinema visionario e oltre il reale tra i più avanzati che oggi si possano vedere. Questo The Prestige è il suo film più bello, e uno dei più belli in assoluto degli ultimi anni. A raccontarlo, come tutti i lavori del regista inglese, sembra un delirio. Comunque proviamoci: siamo nella Londra vittoriana, tra vapori, ciminiere, macchinerie e clangori metallici. In questo mondo ottocentesco colmo di cieca fiducia nell’avvenire e nei prodigi della scienza, agiscono due illusionisti che ridanno spazio a quel senso dell’irrazionale e del meraviglioso di cui la gente ha bisogno nonostante il (o proprio a causa del) freddo trionfo della tecnica. Il film è il duello tra i due, interpretati da Hugh Jackman e da un torvo, al solito, Christian Bale. Prima amici, poi separati da molto di più che una rivalità professionale (c’è anche di mezzo una donna, Scarlett Johansson). Tra trucchi che forse non sono tali, mirabolanti esperimenti, segreti trafugati, botole, vasche magiche, ricerca ossessiva dell’illusione perfetta. E l’effetto più speciale di tutti, il trasporto umano: come passare in una frazione di secondo da un punto all’altro del teatro in cui si dà lo show. Colpi di scena a ripetizione, in un’escalation che lascia senza fiato, e rovesciamenti di fronte e depistaggi continui che sono ormai il segno distintivo del regista inglese (vedi anche The Dark Knight) e incasinano anche un po’ troppo il plot. Un film, come Inception, con slittamenti continui dal reale all’oltre-reale. Nolan ormai è un maestro.
2. Insomnia, Iris, h. 21,10. Nolan numero 2 della serata. Tra i suoi film, quello che ha avuto meno fortuna, nonostante la presenza di due star come Al Pacino e la bi-oscarizzata Hilary Swank. Già qui, e ben prima di Inception, Nolan si misura con la realtà ai confini del sogno e dell’incubo, con sovrapposizioni e dissolvenze tra le due dimensioni. Banale dirlo, ma davvero secondo il regista inglese la vita è sogno (e viceversa anche). Si racconta di un detective di Los Angeles (Al Pacino) in missione in Alaska alla ricerca di un assassino. Lo devasta l’insonnia, peggiorata dalla notte artica. Uccide per sbaglio un collega e per cavarsela addossa la colpa al killer cui sta dando la caccia. Ma quello l’ha visto e lo ricatta. Sensi di colpa e angoscia, e l’insonnia diventa insostenibile. È interessante come Nolan racconti anche stavolta un personaggio dalla percezione alterata, come sospeso in uno stato di sonnambulismo, che non sa più discernere tra veglia, dormiveglia e sogno-incubo ad occhi aperti, un’alterazione che poi deflagrerà al massimo grado in Inception, ma che era già nel suo primo film importante, Memento. Robin Williams nella parte del villain.
3. Last Days, Studio Universal, h. 21,00. Gli ultimi giorni di qualcuno che assomiglia molto a Kurt Cobain prima del suicidio, ma che non è lui per via di problemi legali e diritti vari. Tra i film più radicali di Gus Van Sant, regista diviso tra l’autorialità pura e il compromesso con Hollywood. In questo suo eterno pendolarismo, stavolta si colloca sul versante ‘piccolo film di piccolo budget’ con linguaggio arrischiato. Difatti in Last Days si esagera in piani sequenza, il marchio di fabbrica da Antonioni in poi del cinema altissimo, ma anche, all’opposto, in camera fissa. Blake, il rocker protagonista interpretato dal biondo (siamo in un film di Gus Van Sant, no?) Michael Pitt già visto nel bertolucciano The Dreamers, si aggira catatonico nei boschi, mentre agente, compagna, amici e perfino un detective lo cercano disperatamente. Attenzione, la donna di Blake è Asia Argento (e non dite che fa la parte di Courtney Love, sennò la vedova Cobain se la prende di brutto). Freddo e atono, un film che dispiace a molti e piace a pochi (io mi colloco nella seconda categoria, dunque consiglio caldamente la visione).
4. Lucky Luciano, Rai Movie, h. 22,55. Uno dei film di Francesco Rosi (insieme a Uomini contro, Il caso Mattei e Tre fratelli) degli anni Settanta con l’attore più bravo di quel tempo, Gian Maria Volontè. Ricostruzione di una vita esemplare di malavita, quella del mafioso americano di origine palermitana Lucky Luciano che sbarca in Sicilia al seguito degli alleati per spianare loro la strada e tessere le giuste alleanze. Finirà come sappiamo: espletato il servizio agli americani, Luciano procederà a riorganizzare e rifondare la mafia sicula dandole dimensione urbana e internazionale e lanciandola verso il business del traffico di eroina. Naturalmente è un film di Rosi, dunque non aspettatevi uno spara-spara o un melodramma epico alla Coppola. Siamo dalle porti del docu-fiction, secondo il paradigma fissato dallo stesso regista napoletano con il mirabile e forse irraggiungibile Salvatore Giuliano. Volontè strepitoso, in una delle sue prove di virtuosismo mimetico, stavolta tutto trattenuto e come imploso nella laconicità mafiosa.
5. Fronte del porto, Sky Cinema Classics, h. 21,00. Fa parte di quel pugno di film che edificarono l’imperituro mito del primo Brando (chè al secondo ci avrebbero pensato più tardi Bertolucci con Ultimo tango e Coppola con Il padrino). Dirige nel 1954 Elia Kazan, due anni dopo la sua deposizione davanti alla Commissione McCarthy in cui aveva denunciato per comunismo, tra gli altri, il regista Jules Dassin e l’attrice Kim Hunter (attenzione per chi è in zona Milano: parte tra poco una retrospettiva dedicata al regista greco-americano dalla Cineteca di piazza Oberdan). Marlon è un sindacalista asservito alla malavita che controlla il lavoro nel porto attraverso l’intimidazione e la violenza. Ma, grazie anche a una ragazza, che poi è l’algida Eva Marie Saint, si redimerà e testimonierà in tribunale contro l’Organizzazione. Sei Oscar, tra cui quello sacrosanto a Brando come miglior attore protagonista. E questa storia di delazione e deposizione sembrò allora a molti quella, appena schermata, dello stesso Kazan con la Commissione McCarthy.
6. Lost in translation, Rai5, h. 21,10. Il più grande successo di Sofia Coppola e per molti il suo film migliore (a me è piaciuto anche Somewhere, ma sono tra i pochi). Lost in translation lanciò alla grande la rampolla di papà Francis, che già era piaciuta con il suo primo film Il giardino delle vergini suicide. Quello che impressionò allora e impressiona ancora oggi nel rivedere Lost in translation, è che il cinema di Sofia è assolutamente personale e non ha niente a che vedere con quello dell’illustre genitore, e molto semmai con quello di Antonioni. Girato al Park Hyatt di Tokyo, uno di quei non-luoghi che affascinano SC, Lost in translation racconta lo strano e breve incontro tra un attore in declino, in Giappone a girare uno spot (un meraviglioso Bill Murray), e una ragazza trascurata dal marito e malata di bovarismo (Scarlett Johansson). I due si incontrano, si sfiorano, forse un po’ si amano. Non succede granchè, ma il mood è fantastico. C’è chi lo odia e chi lo ama, io mi schiero tra i secondi, anche se continuo a chiedermi se Lost in translation sia o o no un capolavoro. E dopo aver visto Somewhere, mi chiedo pure se SF, pur straordinariamente dotata, non continui a girare sempre lo stesso film.
7. Parla con lei, Retequattro, h. 0,00. Quando lo girò, nel 2001, Pedro Almodóvar veniva dal successo enorme e anche inaspettato di Tutto sua mia madre. Anzichè proseguire sulla strada del melodramma, scelse una storia volutamente più sottotono e dimessa come questa, quasi un kammerspiel fatto di emozioni trattenute. Prologo a teatro, dove si dà Café Müller di Pina Bausch, e già questo rende altamente raccomandabile la visione del film. In platea si incrociano due uomini, Benigno, infermiere, e Marco, scrittore. Si ritroveranno in una clinica, dove Marco veglia la donna di cui è innamorato, una torera finita in coma, e Benigno una studentessa di danza, anche lei priva di conoscenza. I destini dei quattro si influenzeranno e muteranno. Una delle due ragazze muore, l’altra rimane incinta di Benigno, che l’ha violentata durante il coma. Avrà il figlio e riprenderà coscienza, in una scena che non può non ricordare quella, analoga anche se più radicale e religiosa, del risveglio in Ordet di Dreyer. Forse il film più eccentrico di Almodóvar, il meno classificabile, in un certo senso il meno almodovariano, rimasto un episodio isolato nella sua filmografia. Straniante.
8. Love Story, Sky Cinema Classics, h. 23,05. Ci sono film che non sono soltanto un film e vanno oltre i propri limiti e la propria mediocrità. Che intercettano lo spirito di un tempo e lo sanno restituire, pur senza volerlo e pur volendo fare dell’altro. Film che sono un pezzo di storia. Love Story (1970) è fra questi. Guardarlo almeno una volta, commuoversi e ripetere senza vergogna il mantra: amare significa non dire mai mi spiace. (Anche qui, fregarsene delle critiche bacucche)
9. Le due sorelle, Sky Cinema Classics, h. 0,50. Film lontanissimo, del 1973, e uno dei primi di un Brian De Palma autore nascente non ancora assurto tra i massimi. Il legame indistruttibile, fino alla violenza e al delitto, di due gemelle, un legame che va oltre la morte. Nate siamesi, le due ragazze vengono separate quando una di loro rimane incinta: la futura madre ce la farà, l’altra non sopravviverà. Eppure è come se non se ne fosse mai andata. Tema eterno che De Palma rivitalizzò aggiornandolo al clima istintuale, dionisiaco e anche lurido degli anni Settanta. Già pieno di citazioni hitchcockiane, da Vertigo a La finestra sul cortile. Ma De Palma è un Hitchcock molto più scettico sulla forza del cinema, sulla sua capacità di ammaliare lo spettatore e condurlo per mano lungo una narrazione tersa e lineare. Le due sorelle scivola irresistibilmente dal thriller all’horror, e già il sangue vince sulla pura tensione. Quest’estate si è visto un buon horror thailandese, Alone, che a questo film di Brian De Palma attinge a piene mani, a riprova di come Le due sorelle sia diventato un cult, e un classico.
10. Shampoo, Studio Universal, h. 0,55. Commedia di Hal Ashby, esponente di quella che allora, 1975, si chiamava la nuova Hollywood. Warren Beatty, al massimo del suo fulgore. è in Shampoo un parrucchiere a Los Angeles che si finge gay per coprire le troppe storie e trame che ha con le ricche clienti. Qualcosa di simile a un gigolo, ma allora non si diceva. Una ronda di amori e inganni più europea che hollywoodiana, che allora piacque molto. Con Julie Christie e una grande Lee Grant (Oscar infatti). Il parrucchiere attiraclienti è diventato poi un carattere ripreso in altri film, come il pazzesco, oltre ogni demenzialità ma parecchio interessante Zohan con Adam Sandler.

CONSIGLIATI
11. Grindhouse – A prova di morte, Italia 1, h. 0,15. FREE
12. El Mariachi
, Steel, h. 22,50.
13. Shutter Island
, Sky Cinema 1, h. 0,50.
14. La poliziotta, Sky Cinema 1, h. 0,25.
15. La messa è finita
e Bianca, Sky Cinema Italia, h. 21,00 e h. 22,40.
Commento:
11. Grindhouse – A prova di morte, Italia 1, h. 0,15. Il film di Quentin Tarantino che doveva inizialmente uscire, in una riedizione del glorioso double bill dei cinema popolari di una volta, in abbinata con il Grindhouse – Planet Terrror del sodale Robert Rodriguez. Finì che uscì prima quello di Quentin, ovvio, a fare da apripista nei festival vari e al botteghino. Ma l’operazione non funzionò lo stesso. Tre ragazze toste inseguite da un maniaco, che poi è Kurt Russell, che si eccita uccidendo ragazze nella sua adorata macchina-feticcio. Tutto il repertorio grondante violenza, sangue e quant’altro dei B-movie anni Settanta ricreato filologicamente da Tarantino. Ma il manierismo dell’operazione risulta eccessivo anche per i cultori più appassionati del regista di Pulp Fiction.
12. El Mariachi, Steel, h. 22,50. A proposito di Robert Rodriguez, di cui si è appena parlato per via del suo Grindhouse – Planet Terrror: ecco El Mariachi, il suo leggendario film d’esordio, si dice girato con poche migliaia di dollari, diventato a sorpresa un successo al box office americano ed evento che avrebbe aperto la strada al cinema indie di pochi soldi e molte idee. El Mariachi, così si chiamano i suonatori di strada messicani, arriva in un villaggio con la sua chitarra e si trova coinvolto in una faida tra due clan. Molto simile nel plot a Per un pugno di dollari, ma girato con lo stile fumettaro-sanguinolento-iperbolico di Rodriguez. Non sono un estimatore del suo cinema, però questo film (dell’ormai lontano 1992) è il suo migliore, con una fragranza e una freschezza di tocco che poi rapidamente sarebbero diventati maniera e grandguignol. (continua alla pagina seguente, cliccare qui sotto)

13. Shutter Island, Sky Cinema 1, h. 0,50. Quale mistero nasconde quell’isola maledetta? Che cosa succede ai (presunti) malati di mente che vi sono ricoverati? Il detective Leonardo DiCaprio indaga con l’aiuto Mark Ruffalo (però, che coppia). Grandissimo thriller che, chissà perché, è stato maltrattato da gran parte dei critici, in particolare italiani. Forse non si perdona a Martin Scorsese di aver girato un film deliberatamente (anche cinicamente) mirato al box office (e difatti Shutter Island ha incassato molto bene, quasi 300 milioni di dollari worldwide). Ma che importa. Come gira un film lui non lo sa girare nessuno, e anche questo, pur tra qualche eccesso da primo della classe, è da manuale, anzi da lezione di cinema. Poi, scusate, il gran colpo di scena finale io non me l’aspettavo proprio, mi ha spiazzato, pensare che di un thriller azzecco quasi sempre la soluzione a metà. Tratto da un romanzo del Dennis Lehane di Mystic River e The Town, che stavolta crea fantasmi della mente peggiori di ogni tortura fisica. DiCaprio come in Inception pencolante tra realtà e sogno-incubo.
14. La poliziotta, Sky Cinema 1, h. 0,25. Commedia di Steno del 1973 con una strepitosa Mariangela Melato, inflessibile poliziotta-vigilessa (allora al cinema non si andava tanto per il sottile sulla distinzione dei due ruoli) che commina multe a tutti, anche a chi non si può, perché se ne sta molto in alto. Finirà ostracizzata ma in amore. Steno quando gira il film è reduce dall’enorme successo del notevole, allarmante La polizia ringrazia, film che con il suo complottismo incarna alla perfezione il clima italiano dei primi anni Settanta, e film seminale quant’altri mai, che darà il via all’intero filone poliziottesco degli anni successivi. In La poliziotta Steno riprende gli stessi temi della Polizia ringrazia (l’arroganza del potere, la sua impermeabilità al cambiamento, la reazione feroce nei confronti di chi lo attacca) ma li vira in commedia. Parecchio interessante, un ritratto di quegli anni più fedele e incisivo di un docu politico.
15. La messa è finita e Bianca, Sky Cinema Italia, h. 21,00 e h. 22,40. Lo dichiaro subito: non mi piace Nanni Moretti, non mi è mai piaciuto, fatico a sopportare il suo narcisismo estremo, la sua autoreferenzialità ancorchè sapientemente dissimulati in un “discorso” di impegno politico e di indignazione morale. In La messa è finita dell’ormai remoto 1985 Moretti è un improbabile pretino (mai visto un prete così) alle prese con le esistenze e anche i drammi dei suoi parrocchiani (nel suo prossimo film Habemus Papam, che probabilmente verrà presentato a Cannes, Moretti torna in ambito religioso e addirittura mette in scena il Papa, senze però calarsi nei suoi panni e riservandosi invece la parte dello psicanalista del pontefice). In Bianca, del 1983, Moretti racconta le proprie nevrosi e idiosincrasie attraverso il suo alter ego Michele Apicella. Resta, del film, la memorabile scena con la Nutella gigante.

INTERESSANTI
16. Gli uomini preferiscono le bionde, Cult, h. 23,10.
17. Complicità e sospetti
, Premium Cinema, h. 21,00.
18. Valentino: l’ultimo imperatore
, Premium Cinema Emotion, h. 0,45.
19. Oleanna
, MGM Channel, h. 1,00.
20. Assassination Tango, Studio Universal, h. 22,45.
21. Fucking Amål – Mostrami l’amore
, Rai Movie, h. 0,45. FREE
22. I giochi dei grandi, Cult, h. 0,55.
23. Animal Factory, Premium Cinema Emotion, h. 23,05.
24. X-Men 2
, Sky Cinema Max, h. 21,00.
25. X-Men le origini: Wolverine
, Sky Cinema Max, h. 23,20.

VEDIBILI
26. La promessa, MGM Channel, h. 21,00.
27. Alla scoperta di Charlie
, Rai Movie, h. 21,00. FREE
28. Capricorn One
, 7 Gold, h. 21,05. FREE
29. Il pornografo
, MGM Channel, h. 23,05.
30.
Notte prima degli esami – Oggi, Sky Cinema 1, h. 21,10.
31. A prima vista
, Sky Cinema Family, h. 0,20.
32. Presagio finale
, Sky Cinema 1, h. 23,00.
33. Il rompiscatole
, Sky Cinema Mania, h. 23,05.
34. Tu, io e Dupree, Cult, h. 21,00.
35. La mummia – Il ritorno
, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
36. Nemiche amiche
, Retequattro, h. 21,10. FREE


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