Swimmimg Pool di François Ozon (2003), Rai Movie, ore 23:15. Sabato 8 maggio 2021.
Sono un estimatore di François Ozon, lo ritengo tra i migliori talenti registici della generazione dei quaranta e qualcosa, lucido come pochi nel rifare i genere e rivoltarli, in un gioco citazionista, in un manierismo che è amore per il cinema e, anche, amore per i labirinti, i giochi di specchi, i virtuosismi e le macchinerie narrative. Un autore di immenso eclettismo, capace di passare dal mélo fassbinderiano (Gocce d’acqua su pietre roventi) al disadorno cronachismo alla Dardenne (Il rifugio). In questo notevole Swimming Pool del 2003 sembra inizialmente addentrarsi in un mystery alla Agatha Christie con venature hitchockiane, per poi virare sulla dialettica realtà-rappresentazione, sullo scambio tra vero, verosimile e finzione, sull’arte come imitazione della vita e la vita come imitazione dell’arte. Sarah Morton, una scrittrice inglese di polizieschi cui una formidabile Charlotte Rampling conferisce una dandistica, elegante, mascolina sciatteria un po’ Agatha Christie e molto, moltissimo Patricia Highsmith, si insedia nella villa di campagna in Francia del suo editore per scrivere il nuovo romanzo. È in crisi di ispirazione, il foglio resta bianco e vuoto. A scuoterla dal torpore arriverà Julie (Ludivine Sagnier, attrice ozoniana per eccellenza), la figlia dell’editore, una ragazzina che è un tornado di sesso, ribellismi, voglie, e che finirà con lo scuotere la quieta vita in villa. Spiandola, facendosi raccontare i dettagli dei suoi amori, amanti, avventure e altri sporcaccionismi, Sarah ne trae espirazione e linfa per il romanzo che finalmente comincia a prendere forma. Seduzioni e fascinazioni criptolesbiche, vampirismi (ma chi vampirizza chi?). Non è che l’inizio di una partita molto complicata, con rovesciamenti, colpi di scena, depistaggi, inganni, giochi di maschere. Invidie e rivalità femminile cìhe insanguineranno la piscina del titolo. L’eterno tema narrativo dello scrittore e dei suoi personaggi che si autonomizzano e pretendono di farsi vita e carne. Solo che Ozon ha l’accortezza di servirci il tutto in chiave gialla, tenendoci appesi fino alla gran rivelazione finale. Un tema, quello dell’autore e delle sue creature di carta che si fanno carne, rispuntato anche nel film indie americano Ruby Sparks, parecchio deludente e inferiore alle aspettative.
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